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Taglio del numero dei parlamentari. Che fine ha fatto?

Taglio del numero dei parlamentari. Che fine ha fatto?

Rimandato a settembre l'ultimo voto in quarta lettura della riforma Costituzionale. In Aula il 9 settembre

03 agosto 2019, 10:23

Redazione ANSA

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L 'Aula del Senato in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'Aula del Senato in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'Aula del Senato in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Con la chiusura dei lavori parlamentari a Montecitorio è rimandato a settembre il via libera definitivo della riforma costituzionale per il taglio del numero dei parlamentari. Il testo, in discussione alla Camera, è stato inserito nel calendario dell'Aula per la discussione generale per il 9 settembre con inizio delle operazioni di voto previsto per il 10 settembre. 

Dopo l'approvazione a Palazzo Madama l'11 luglio, l'esame in Commissione Affari Costituzionali non si è concluso in tempo utile per l'approdo in Aula prima della pausa estiva. ''Le opposizioni hanno scatenato una forte resistenza con immotivati momenti di tensione in commissione - ha accusato Giuseppe Brescia, presidente della commissione e deputato del Movimento 5 Stelle. Ma la sostanza e' che dal voto finale non si scappa. A settembre la riduzione del numero di senatori e deputati sara' realta'". "L'ultima lettura di un progetto di revisione costituzionale - spiega dall'altro lato il deputato del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti - e' in assoluto la piu' importante perche' e' irreversibile. Per questa ragione dovrebbe essere la piu' meditata. Ora, invece, la maggioranza assolutamente compatta tra M5S e Lega sta cercando di chiudere" in due giorni "la discussione sulla riduzione dei parlamentari, nonostante che debba andare in Aula solo a settembre''.

La riforma e' stata approvata in seconda lettura al Senato nel luglio scorso. La sforbiciata al Parlamento sarebbe di 345 seggi, il numero di deputati e senatori scenderebbe cosi' complessivamente a 600. 

In Senato il via libera non ha ottenuto i due terzi dei voti parlamentari, maggioranza necessaria a per evitare la possibilità di una richiesta di referendum sul testo

Entro tre mesi dalla pubblicazione della legge, possono, dunque, chiedere il referendum un quinto dei deputati o dei senatori o 500 mila cittadini o 5 Consigli regionali.

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