"Dopo le elezioni nascerà un movimento politico non leaderistico, un movimento popolare che vada oltre i confini di Napoli" annuncia Luigi de Magistris. "A me non interessano i progetti politici nazionali, a me interessa una sola cosa: dedicarmi per cinque anni solo ed esclusivamente a risolvere i problemi di Napoli", ribatte Gianni Lettieri. L'ultimo botta e risposta a distanza tra i due contendenti alla poltrona di sindaco di Napoli suggella la fine di una campagna elettorale nervosa e non priva di colpi bassi. Ultimi fuochi alla vigilia della giornata dedicata al tradizionale silenzio elettorale.
Al ballottaggio di domenica, de Magistris dovrà difendere i 18 punti di vantaggio riportati al primo turno nei confronti del suo sfidante sostenuto dal centrodestra (un remake della sfida già andata in scena cinque anni fa).
L'ultimo terreno di scontro tra il sindaco uscente dalla bandana arancione e "l'imprenditore scugnizzo", come ama definirsi Lettieri, è rappresentato dallo scenario prefigurato dall'ex pm che prevede per Napoli un futuro politico da protagonista grazie a un movimento partecipativo dal basso "con una soggettività politica anomala" e che strizza l'occhio al Movimento Cinque Stelle.
"Con i loro elettori esiste una sintonia - dice de Magistris - e la Roma di Virginia Raggi può essere un interlocutore interessante". Quanto basta a Gianni Lettieri per rivendicare il ruolo di candidato sindaco interessato solo a risolvere i problemi della città più che ai grandi scenari politici. "A me - sottolinea - interessa una sola cosa: dedicarmi per cinque anni solo ed esclusivamente a risolvere i problemi di Napoli. In questi giorni - ribatte Lettieri - è partita un'onda democratica che sta prendendo sempre più forza e le fantastiche immagini della festa di chiusura della nostra campagna di ieri sera a Piazza del Carmine stanno contagiando di entusiasmo tutti". Controreplica di de Magistris affidata a un video messaggio sui canal social: "Non penso ad altro farò esclusivamente il sindaco. È Napoli che diventerà soggetto politico autonomo, sarà il popolo napoletano con il suo protagonismo e la sua forza a superare i confini della città facendo diventare Napoli capitale internazionale, globale".
Nella polemica del giorno - pur rivendicando il ruolo super partes che gli spetta come istituzione - entra anche il governatore campano Vincenzo De Luca. "Ho sentito espressioni che faccio fatica a capire - ironizza in tv - come quella sulla creazione di un movimento popolare di resistenza. Mi auguro che nessuno pensi di fare movimenti rivoluzionari popolari sulla pelle degli altri". Ma De Luca riserva anche un altro paio di stoccate al sindaco uscente, rimproverandogli i toni usati in campagna elettorale e "le espressioni volgari usate nei confronti del premier" e l'uso dei fondi destinati dal Comune al teatro San Carlo: "Ottocentomila euro, come per una sagra di paese".
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