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Minniti evoca intese ma Gentiloni lancia sfida a destra

Minniti evoca intese ma Gentiloni lancia sfida a destra

Renzi punta su antifascismo.Nervosismo per fuga avanti ministro

CATANIA, 16 febbraio 2018, 12:04

dell'inviata Serenella Mattera

ANSACheck

Marco Minniti in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Minniti in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Minniti in una foto d 'archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Io ieri ho dato una risposta banale ad una domanda. Mi hanno chiesto se farei il ministro dell'Interno di un governo di unità nazionale, che è altra cosa rispetto ad un governo di larghe intese ed io ho risposto di sì purché ci sia il mio partito, aggiungendo che sarebbe un riconoscimento del mio lavoro, ma non la considero una cosa molto probabile e comunque è tutto nelle mani del presidente della Repubblica". Così il ministro dell'Interno, Marco Minniti, a margine di una visita alla Grande Moschea di Roma.

E' il disfattismo il nemico occulto e forse più insidioso del finale di campagna del Pd. Lo dice Matteo Renzi ai dirigenti che invita a battersi voto su voto. E lo dice Paolo Gentiloni a una gremita platea Dem a Catania: "Abbiamo cinque punti di svantaggio dal centrodestra, li possiamo recuperare. Ma ci manca la convinzione che possiamo dare un contributo alla vittoria del Pd e al prossimo governo del Paese: crediamoci, insieme". E suona la carica: "La sfida è tra il centrodestra e il centrosinistra". Alleanze post voto con Berlusconi? "Non possiamo metterci con una coalizione impregnata di populismo e antieuropeismo", risponde il premier.

Perciò tra i dirigenti Dem viene malcelato il nervosismo per la "fuga in avanti" di Marco Minniti, che dichiara: "Farei parte di un governo di unità nazionale? Assolutamente sì, purché ci fosse il Pd". Parole che agitano lo spettro della larga coalizione, proprio mentre il Pd è impegnato a contrastare l'idea di un finale già scritto e provare a mobilitare i moderati, con un rilancio, da Sant'Anna di Stazzema, dei valori antifascisti e una campagna tutta in contrapposizione a Matteo Salvini, al centrodestra a trazione "estremista" e al M5s.

"Larghe intese? Solo Minniti lo dice - commenta a caldo un dirigente Pd - ma è troppo intelligente per non capire che così rischia di danneggiarci, perché così diamo l'idea dell'inciucio". Renzi glissa e ci scherza su, cogliendo l'assist di una gaffe di chi lo intervista: "Minniti presidente? Si è avvantaggiato, Del Debbio...", sorride. Ma le parole di Minniti vengono lette in controluce, dopo l'intervista a Repubblica in cui tratteggiava lo scenario di Gentiloni al governo e Renzi alla guida del partito. "Nessun rimprovero a Renzi, riconosco la sua leadership: in campagna elettorale si fa gioco di squadra", precisa Minniti. Ma "dal 5 marzo la partita è nelle mani solide del presidente della Repubblica", ribadisce.

"La sfida è tra centrodestra e centrosinistra", scandisce però Gentiloni da Catania, dov'è candidato capolista nel plurinominale, davanti a una platea gremita che lo accoglie con una standing ovation. E, mentre Renzi parla di un confronto a due con i Cinque stelle (nel proporzionale), il premier tratteggia l'alternativa tra la coalizione di centrosinistra ("Anche se non è l'Ulivo...") e il centrosinistra ("Vi raccontano che è popolare ma non è così, è peggio del centrodestra che abbiamo combattuto in passato: populista e nazionalista").

Il Pd è in difficoltà nei sondaggi perché paga "la divisione" del partito. Ma è l'unico pilastro possibile di un governo" che porti avanti "una seconda stagione di riforme" e sia "europeista", dice dopo aver citato come esempio virtuoso la grande coalizione di Berlino, dove sarà domani. "Se non riusciamo ad affermare la forza del Pd, il rischio è che il Paese prenda la piega del nazionalismo, odio, violenza". Uniti contro la "propaganda violenta" (copyright Maurizio Martina) del leader della Lega, per conquistare i moderati ancora indecisi, Renzi convoca i Dem a Sant'Anna di Stazzema.

C'è anche il leader della minoranza Andrea Orlando, per quanto i presenti notino rapporti freddi col segretario. Ma ora si sta uniti, a partire da un tema come la sicurezza che è una delle trincee della campagna elettorale ("Sappiamo tutti quanto abbiamo bisogno oggi di rassicurare i cittadini grazie alla presenza di vicinato delle forze dell'ordine", dice Gentiloni).

Dopo le polemiche, anche da sinistra, per l'assenza alla manifestazione di Macerata, Renzi sfodera un "gesto tranquillo": firmare a Sant'Anna di Stazzema, luogo di un eccidio nazista, l'anagrafe antifascista che Matteo Salvini vorrebbe derubricare ad "anagrafe canina". Con al fianco i ministri Delrio, Fedeli, Martina e Orlando, afferma: "Non abbiamo paura che domattina venga la dittatura in Italia" è "esagerato dire che siamo a un passo da un nuovo fascismo ma non si deve indietreggiare di un centimetro sui valori", perché "chi non è antifascista non è degno di far parte della comunità democratica".
   

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