Centoventi "ortodossi" renziani su 214 componenti della direzione, pari al 56 per cento del totale. Sono questi i numeri del "parlamentino" Dem, che i sostenitori del segretario dimissionario confermano in vista della direzione.
Nel giorno del passo indietro, Matteo Renzi potrebbe ancora contare sul sostegno della maggioranza dell'organismo dirigente da cui passeranno le decisioni sul governo. Ma secondo gli oppositori interni dell'ex leader, tanto di maggioranza quanto di minoranza, così non è più: se si andasse alla conta, Renzi non avrebbe più i numeri.
Nella composizione degli organismi dirigenti seguita al congresso che nel 2017 ha incoronato Renzi segretario con il 70%, la direzione contava 162 membri della maggioranza renziana (120 'ortodossi', più i seguaci di Franceschini, di Orfini e di Martina), 28 dell'area Orlando (di cui 23 "orlandiani" doc e e 5 vicini a Cuperlo), 16 dell'area Emiliano.
Oggi, secondo i renziani, i pesi restano invariati: il segretario dimissionario da solo ha la maggioranza della direzione. Ma i suoi avversari assicurano che gli equilibri sono già variati e continueranno a cambiare: la 'reggenza' di Maurizio Martina, dicono ad esempio, farà crescere la sua area perché nella storia del partito è sempre stato così.
Nessuno si spinge dunque in questo momento a incasellare le correnti dentro numeri certi, ma fonti di maggioranza "non renziana" riferiscono di nuovi equilibri nella direzione.
Sarebbero 88 gli esponenti non più in linea con l'ex segretario, se si sommano i componenti delle minoranze (Orlando, Emiliano, Cuperlo) a quelli che fanno riferimento a Dario Franceschini, Paolo Gentiloni, Marco Minniti. A costoro si dovrebbero sommare una parte dei venti Millennials (quindici, secondo questo calcolo) delusi dall'esclusione dalle candidature. E i singoli rimasti esclusi dalle liste o non eletti. Vengono tenuti fuori dai conti gli esponenti vicini a un renziano indipendente come Graziano Delrio. Ma se si aggiungono 'casi' come quello dei siciliani (se ne conterebbero cinque o sei), che già durante le elezioni hanno espresso forte dissenso (Antonello Cracolici votò contro le liste), la maggioranza non sarebbe così blindata.
Se si sposta il conteggio ai gruppi parlamentari, si registra poi la stessa 'guerra' di numeri. Al Senato con 57 eletti, dei quali 45 iscritti al Pd, i renziani accreditano la presenza di 38 senatori vicini al segretario uscente mentre secondo altre fonti sarebbero solo 19, più 3 orfiniani. Alla Camera il conteggio si fa più complicato: secondo i renziani sarebbero 79 i deputati d'area mentre secondo la minoranza i renziani di stretta osservanza sarebbero non più di una cinquantina.
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