Il terremoto che ha scosso le fondamenta del calcio mondiale ha provocato pesanti ripercussioni in termini di immagine e rischia adesso di trasformarsi anche in uno tsunami economico per la Fifa con diverse multinazionali, tra cui Visa, Nike, Adidas e Coca-Cola, sponsor storici della Federcalcio mondiale guidata da Joseph Blatter, che hanno minacciato di ritirarsi se non venisse fatta pulizia. Il leader mondiale delle carte di credito, partner della Fifa dal 2007 e che recentemente ha prolungato la partnership fino al 2022, ha chiesto misure immediate "per ricostruire robuste pratiche etiche" all'interno della Fifa. Se ciò non dovesse accadere - la puntualizzazione che sa tanto di aut aut - la Visa, che ha espresso "profonda delusione e preoccupazione" per l'accaduto, ha fatto sapere che rivedrà la sponsorizzazione.
Anche la Coca-Cola, sponsor da 30 milioni di dollari l'anno, e McDonald's chiedono chiarezza, ricordando come "questa inchiesta ha offuscato la missione e gli ideali della Fifa". Il gigante del fast-food (sponsor di 'secondo livello', come la Budweiser, e attivo solo nelle grandi kermesse internazionali) si è detto "estremamente preoccupato" per le rivelazioni delle ultime ore, aggiungendo che valuterà "molto seriamente" ogni questione relativa all'etica e alla corruzione. Tra l'altro, proprio la scorsa settimana, Adidas, Coca-Cola e Visa avevano invitato la Fifa a fare pressione sul Comitato organizzatore del Mondiali in Qatar per cercare di migliorare le condizioni dei lavoratori migranti nel piccolo Paese del Golfo Persico che si prepara ad ospitare la Coppa del Mondo 2022.
E le sollecitazioni degli sponsor sono 'qualcosa' che la Fifa non può ignorare, considerando che essi garantiscono quasi un terzo dei suoi ricavi. Nel triennio 2011-2014, la Fiha ha generato un giro d'affari di 5,7 miliardi di dollari e solo le partnership commerciali hanno inciso per 1,6 miliardi dollari. Solo nel 2014, la Fifa ha incassato qualcosa come 162 milioni di euro dai suoi sponsor storici (Adidas, Coca-Cola, Emirates, Hyundai, Sony e Visa), più altri 120 dagli accordi siglati per i Mondiali in Brasile. Insomma, una torta ricchissima per tutti e che rende perciò improbabile, a detta degli analisti, un repentino passo indietro, considerata la straordinaria visibilità che il calcio ha nei quattro angoli del mondo. Paul Smith, l'amministratore delegato di Repucom, azienda di consulenza e entertainment sportivo, ha detto che le aziende dovrebbero evitare decisioni "istintive", sostenendo che "é meglio un percorso più prudente, in attesa di vedere quello che succede" dentro la Fifa. Altri sport, come il baseball o in ciclismo, ha osservato, hanno subito scandali e in molti casi i dirigenti hanno agito per migliorare la loro credibilità. Cosa che è accaduta anche nel Cio che, ha ricordato Smith, "ha riacquistato la sua credibilità negli ultimi dieci anni dopo lo scandalo corruzione che ha investito il comitato olimpico a Salt Lake City nel 2002. E in ogni caso - ha concluso Smith - il calcio non è mai stato in una forma migliore di adesso in termini di tifosi e marketing".
Ciò non toglie però che i grandi sponsor chiedano comunque chiarezza e piena luce sullo scandalo. A cominciare dalla Nike, tirata in ballo nell'inchiesta sulle tangenti per la sponsorizzazione delle licenze per la produzione delle maglie della Coppa del Mondo 2014, e che ha assicurato piena collaborazione ai giudici americani contro "ogni forma di corruzione": "La Nike - ha fatto sapere la multinazionale con sede a Beaverton - crede nell'etica dello sport e degli affari e si oppone fortemente a qualsiasi forma di manipolazione e corruzione".
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