"Godetevi Schwazer nelle sue imprese
sportive, perché sono vere". Sandro Donati, tecnico e nuovo
mentore del fuoriclasse della marcia tornato vincente subito
dopo aver finito di scontare la squalifica per doping, giura dai
microfoni di Radio Cusano Campus che si può vincere anche senza
ricorrere a sostanze proibite.
Il giorno dopo l'andata e ritorno dall'inferno, su Schwazer
se ne dicono tante: un'impresa come quella di ieri a Roma
dell'altoatesino, dominatore della 50 km. dei Mondiali a
squadre, ha destato grande impressione. Non molti, forse solo
Donati, si attendevano una prestazione del genere, ma c'è anche
chi continua a gettare ombre. Il francese Yohann Diniz,
primatista del mondo, twitta infatti a proposito di Schwazer che
"il suo ritorno è una brutta notizia, lui è una persona
cattiva". Più semplicemente Alex è l'uomo che ha sconfitto i
propri demoni, e ora sorride dimostrando che si può vincere
andando solo a pane, acqua e succhi di frutta. Donati tiene a
sottolineare proprio questo.
"Uno degli schemi cristallizzati del mondo dello sport è
quello di una ripartizione tra quelli che praticano il doping e
quelli che lo contrastano - spiega -. Ma chi lo pratica non lo
dice, quindi sembra che tutti siano contro il doping. La storia
di Schwazer fa capire che il mondo dello sport ha bisogno ogni
tanto di prendere qualche positivo al doping e utilizzarlo come
puntaspilli, per dimostrare la propria irreprensibilità. Ma c'è
un'area di grigio molto estesa, e tanti di quelli che puntano il
dito sono stati fortunati a riuscire a mascherare certe
pratiche. Sembrano fatti con lo stampino, dicono che sono per la
squalifica a vita".
Secondo l'attuale allenatore di colui che fu campione
olimpico 2008 a Pechino, "ci si dovrebbe rendere conto che
l'atleta non è l'unico personaggio sulla scena e che c'è
l'omertà, il favoreggiamento di una serie di personaggi che gli
stanno attorno: dovrebbero essere squalificati a vita anche
loro".
A Donati non sono andate giù le considerazioni di gente come
Diniz e l'australiano Jared Tallent. "Questa spietatezza
riferita ad un solo soggetto in scena, che poi viene massacrato,
non va bene - dice -. Schwazer mi ha spiegato per filo e per
segno tutta la sua storia, e mi ha detto di scegliere il sistema
di monitoraggio che più garantiva me. Mi sono affidato al
primario di ematologia dell'ospedale di San Giovanni, che ha
stabilito dei test a sorpresa. Poi Alex si è messo a
disposizione 24 ore su 24". Il vero 'doping' di Schwazer, per il
suo coach, è "un talento immenso. In precedenza si era allenato
molto male, per questo ho rivoluzionato il suo metodo. Senza
doping lui svetta, è durissimo da battere. In un periodo di
depressione si è fatto conquistare da questo demone e ha optato
per il doping. Ma è un dopato per caso, e ora la sua vittoria dà
fastidio a molti perché ormai è un acrobata che si muove senza
rete sotto. Inviterò pubblicamente istituti di ricerca italiani
e stranieri di venire a verificare e a raccogliere i dati su
Schwazer".
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