"La fine di un incubo, di calunnie
arrivate da un'istituzione che ha avuto il potere di
architettare un'accusa che sembrava perfetta. Soprattutto verso
un atleta che aveva un precedente. Spero che ora questa vicenda
serva di riflessione per tutto il sistema sportivo: quello
italiano deve tutelare Alex come patrimonio della squadra
italiana e come rappresentate olimpico. Ognuno deve fare la sua
parte". Così Sandro Donati, allenatore di Alex Schwazer,
commentando al telefono con l'ANSA l'assoluzione del marciatore
azzurro da parte del Tribunale di Bolzano, che ha archiviato
l'indagine del 2016 per doping per "non aver commesso il fatto".
"Ora si deve riparare per quanto possibile. Come? Intanto
riammettendo Alex alle competizioni immediatamente, poi ci
vogliono garanzie incrociate di controlli in modo che non si sia
più in balia di un unico meccanismo", prosegue Donati,
specificando che in vista di un'eventuale partecipazione alle
Olimpiadi di Tokyo "Alex la sua parte la fa, è competitivo, non
è facile batterlo. Ma questa esperienza aizza gli odiatori
nascosti nell'ombra, quelli che hanno fatto l'agguato hanno
anche amici e sodali. Bisogna stabilire pro tempore un sistema
di protezione, non dall'antidoping ma dell'assoluta sicurezza
dei risultati. Io qualche idea in mente ce l'avrei".
La fine di un "incubo" per l'azzurro, ma anche per il suo
allenatore: "Fin da subito siamo stati visti come un binomio
scomodo. Contro Alex che era testimone a un processo contro due
medici proprio il giorno del controllo a sorpresa - conclude
Donati - e contro di me, che avevo trovato un database che
documentava l'inerzia di una Iaaf corrotta che andava a prendere
i soldi dai russi e ricattare gli atleti facendosi pagare. Anche
la Wada è chiamata pesantemente in causa dal giudice". .
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