Bufera di polemiche su una delle
gare dei prossimi Giochi olimpici che faceva più sognare gli
appassionati, il surf a Tahiti, sul sito "cult" di Teahupoo,
famoso fra i praticanti della disciplina come il luogo della più
alta onda del mondo. A ridare fiato ai fautori di un 'piano B'
che prevederebbe il rimpatrio delle gare sulla costa atlantica
francese - quella di Biarritz - c'è stato il fallimento, la
settimana scorsa, del test organizzato sul luogo delle gare. Gli
organizzatori avrebbero dovuto dimostrare agli ambientalisti che
l'allestimento della contestata torre dei giudici di gara non
comporta danni per l'ambiente, e in particolare per la barriera
corallina. Ma il test, al quale il comitato organizzatore e il
governo avevano invitato giornalisti e associazioni ecologiste,
è completamente fallito. L'addetto che avrebbe dovuto guidare la
chiatta di 4 metri utilizzata per installare la torre non era
stato adeguatamente istruito sul percorso ed è finito con la
piattaforma sulla barriera danneggiandola e strappando via parti
di corallo. Le pessime condizioni meteo hanno fatto il resto.
La procedura, in teoria, avrebbe dovuto aprire la strada
all'installazione di una torre meno imponente di quella prevista
in un primo momento e considerata letale per la barriera
corallina. A conclusione del test, il presidente polinesiano,
Moetai Brotherson, ottimista alla vigilia, ha ammesso che se non
verrà trovata una soluzione "ci si dovrà porre una domanda sulla
possibilità di confermare queste prove di surf a Teahupoo".
Scartata l'ipotesi degli ecologisti di ricorrere a una "torre di
legno", più "soft" per la barriera corallina ma pericolosa per
chi la dovrebbe poi utilizzare, resta quella dell'impianto meno
invasivo che per ora non è stato possibile neppure testare. Il
tempo stringe, l'opposizione degli ecologisti di Teahupoo
rischia di aggiungere la questione del surf a quella ancora più
scottante della riforma fiscale a Tahiti. Ma per il Comitato
organizzatore, il surf a Teahupoo era il fiore all'occhiello dei
giochi e abbandonare Tahiti rappresenterebbe una prima, grave
macchia nel percorso di avvicinamento ai Giochi.
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