"In un'intervista Kobe Bryant disse
che ero il suo idolo, evidentemente il mio modo di giocare un
po' fantasioso lo colpì quand'era bambino e viveva qui in Italia
insieme al padre, affrontato diverse volte nel corso degli anni.
Quando Kobe fece il mio nome come idolo da piccolo mi arrivarono
tantissimi messaggi da parte dei miei amici, furono loro a
riportarmi le sue parole". A confessarlo è Alessandro Fantozzi,
ex giocatore di pallacanestro e playmaker della Libertas Livorno
nel periodo in cui il campione Nba scomparso ieri per un
incidente in elicottero viveva in Italia al seguito del padre.
"Morire a 41 anni, in questo modo - prosegue Fantozzi
intervistato dall'emittente romana Radio Incontro Olimpia - è
una tragedia assoluta. Mi ha scosso molto. Ancor di più sarà
ricordato come una leggenda, un modello a cui ispirarsi. Sarà un
mito per sempre".
"Lo ricordo perfettamente da bambino - conclude Fantozzi -
sempre al seguito di papà Joe, durante e dopo le partite.
Dimostrava già di aver la tecnica e la passione per emergere. Mi
ha sempre colpito per la cultura del lavoro, la sua pignoleria e
la voglia di imporsi. Ha trasmesso tanto a tutti quelli che
giocano a basket".
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