Juventus-Roma "è stata una partita non bella sotto molti aspetti, in particolare per le polemiche post e soprattutto durante". Tra le due "la differenza è nell'abitudine a vincere. Ci sono squadre dove tu vai e respiri la mentalità vincente. La Juventus ha questa mentalità". A parlare è il tecnico che ha allenato entrambi i club, Fabio Capello, premiato all'Aquila con il 'Socrates Parresiastes 2014', per il suo parlare con franchezza. E, sul suo presente, ma soprattutto sul suo futuro come ct della nazionale russa, dopo l'1-1 con la Moldova, valido per la qualificazione a Euro 2016, per il quale, secondo i media russi sarebbe stato chiamato a 'rapporto' dal ministro dello Sport, Vitali Mutko, taglia corto: "Io e il ministro dello Sport ci vediamo sempre, perché è lui che mi ha scelto. Fa molto rumore ogni volta che succede, ma era già stato tutto previsto, non dipende da una singola partita". Capello analizza il campionato italiano. La corsa scudetto non è più quella di una volta.
"Quando allenavo il Milan c'erano sette squadre a giocarselo, perché c'erano certi presidenti. Oggi sono rimaste Roma, Juve e Napoli. Le altre competono". E sottolinea: "Il livello dei giocatori del campionato italiano si è abbassato. Se ti alleni con un grande impari e migliori. Oggi non avendo più nelle rose grandi giocatori, si copia un livello mediocre". All'estero, fa notare ancora il tecnico, "le squadre con più soldi possono acquistare i più bravi e acquisire una mentalità vincente".
Come elemento positivo, Capello riconosce che "in questa crisi di risorse siamo stati bravi a cercare giovani stranieri bravi. Un solo grande è arrivato, Tevez". Quindi la tecnologia. Capello promuove l'uso degli strumenti moderni per evitare i cosiddetti 'gol fantasma' e i fuorigioco durante le partite. Un nervo scoperto per lui, che al Mondiale in Sudafrica (2010), quando allenava l'Inghilterra, si vide negare una rete di Lampard (contro la Germania) perché sfuggita alla terna arbitrale.
"Sarebbe ora che riuscissimo a portare avanti il discorso della tecnologia, si eviterebbero tanti episodi che servono solo a far discutere ed aiutano voi giornalisti ad avere qualcosa da dire". Tra i temi toccati dal ct della Russia anche quello della violenza: "In Italia, a differenza dell'Inghilterra, allo stadio si va alla guerra. Per questo non si portano i bambini, perché sono gli ultrà che decidono". "Ci sono state curve di alcune squadre, la Lazio tanto per non fare nomi - conclude - che gestivano merchandising e biglietti. Gli ultrà non andavano a lavorare, ma facevano il mestiere degli ultrà".
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