Riecco la Serie A dei veleni e dei sospetti. Con in palio gli ultimi punti che fanno la differenza fra il paradiso della Champions e il purgatorio dell'Europa League, la tensione va alle stelle. Scende in campo la Procura federale per il festeggiamento di Bakayoko e Kessie con la maglia di Acerbi dopo Milan-Lazio, "indegno" per il sottosegretario con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti. Non l'ha presa bene Acerbi - che poi, in serata con un tweet "basta polemiche ci rivedremo in campo" ha voluto distendere gli animi (iniziativa molto apprezzata dal club rossonero) - il suo compagno di squadra Ciro Immobile nemmeno ("Due piccoli uomini"), e Giorgetti ha auspicato "i giusti provvedimenti per stigmatizzare l'accaduto": "Mostrare la maglia di un altro giocatore per sbeffeggiarlo è prima di tutto un gesto stupido, inqualificabile, indegno dei valori dello sport e anche della maglia che indossano".
In serata poi lo stesso Bakayoko, ha appreso l'ANSA, ha telefonato direttamente al collega biancoceleste per scusarsi a voce e una volta di più (lo aveva fatto già ieri sera via social insieme al compagno Kessiè): "Ho massimo rispetto per te - ha detto il francese tramite un dirigente del club che faceva da interprete -, è vero, il nostro è stato uno sfottò, ma non c'era malizia: non volevamo assolutamente offendere te e la tua squadra". Per quel gesto, intanto, il capo della Procura federale, Pecoraro, ha chiesto la prova tv al giudice sportivo (come dopo il Milan-Lazio di un anno fa per il gol di mano di Cutrone, poi giudicato non volontario), che si esprimerà domani: improbabile una sanzione (tecnicamente non è fra i casi da prova tv), ma potrebbe essere chiesto un supplemento di indagini.
Intanto il Milan ha reagito definendola "un'innocente, ingenua risposta allo scambio amichevole di tweet con Acerbi nei giorni precedenti la gara", "senza finalità di scherno, né intenti aggressivi o antisportivi". Una nota di tenore diverso rispetto alle parole dell'allenatore rossonero Gattuso, che ha stigmatizzato il gesto, un po' come in campo Musacchio, strappando la maglietta dalle mani dei compagni. Si attendono sanzioni invece per la zuffa finale (rischiano di più Patric e Luis Felipe), per l'espulsione di Inzaghi, il comportamento dei tifosi del primo anello quando l'allenatore della Lazio ha lasciato il campo, e forse l'infuocato post partita negli spogliatoi. Prologo di un finale di stagione di polemiche e veleni.
Gattuso: Maglia di Acerbi? "Bisogna chiedere scusa"
Il Var non ha azzerato le tensioni. Anzi. E il caos per alcune decisioni arbitrali ha un effetto a catena da San Siro a Torino. Prima le proteste del ds laziale Tare, che ha contestato Rocchi parlando di "storia di una morte annunciata" dopo le proteste milaniste post Juventus. E l'indomani ha tuonato Cairo, dopo il pareggio con il Cagliari che lascia per ora il suo Torino fuori dall'Europa League. "Non penso che vogliano favorire il Milan, ma se guardi la partita di ieri qualche domanda te la fai", ha attaccato il presidente granata, furioso anche per "un arbitraggio molto squilibrato" di Irrati.
Tare e Cairo si incroceranno nell'epilogo di campionato, a cui mancano 6 giornate che si annunciano roventi. Sette per la Lazio che mercoledì recupera la sfida con l'Udinese e il 24 aprile sarà di nuovo a San Siro per il ritorno della semifinale di coppa Italia. Un appuntamento sovraccaricato dalle scorie per gli episodi di ieri. A partire dall'ultimo.
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