"Soddisfatto dei contributi? Non
molto, se devo dire la verità. Per quello che abbiamo
dimostrato, anche alla presentazione dell'ultimo bilancio
integrato, il calcio finanzia quasi in toto lo sport italiano.
Bisogna dirlo fuori dai denti e dobbiamo affermarlo con molta
chiarezza: lo lamento già da tempo, anche quando se ne parlava
con Malagò, non è pensabile che il calcio sia passato da 80 a 30
milioni". E' il parere del presidente della Federcalcio,
Gabriele Gravina, riferito all'ultima ripartizione dei
contributi alle federazioni, decisa dal cda di Sport e Salute
venerdì scorso.
In base a tale decisione, stabilita in funzione di un
algoritmo ponderato su risultati e sport di base (sociale), alla
Figc sono stati accordati per il 2020 gli stessi 36 milioni
ricevuti lo scorso anno: "Ma il calcio italiano deve stare fuori
da certi sistemi - obietta il numero uno di via Allegri a
margine del Consiglio federale odierno - e invece Sabelli ha
voluto mettere ancora il calcio al loro interno. Non per questo
però il calcio deve essere penalizzato, nel principio del
rispetto dei ruoli e delle capacità. Io dico che rispetto allo
scorso anno abbiamo preso anche meno, perché il progetto 'Sport
per tutti' era fuori e invece quest'anno perdo 2 milioni".
"Quando si fa parte di un sistema - conclude Gravina
riferendosi al mondo delle federazioni sportive - bisogna essere
in linea. Apprezzo molto il lavoro che è stato fatto, noi stiamo
buoni e tranquilli in attesa che ci sia una riflessione generale
su quello che deve essere il posizionamento di chi oggi
determina la maggior parte delle risorse dello sport".
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