"Non c'è mai stato feeling personale tra me e Sacchi. Non mi ha mai dato l'impressione di essere onesto nei rapporti umani. Quando non era contento di come ci allenavamo, se la prendeva con i giovani, con i più deboli, che magari invece erano in testa a tirare il gruppo". Così parlò Marco Van Basten. L'ex centravanti del Milan, vincitore per tre volte del Pallone d'Oro (1988, 1989 e 1992), oggi ambasciatore dell'Uefa, si è confessato un'interivista a '7', il magazine del Corriere della Sera, in edicola domani. "A Milano - ammette il 'Cigno di Utrecht' - mi sentivo parte della famiglia. Insieme abbiamo vissuto una vita intera. Mi avete visto nascere, come giocatore e come uomo. Mi avete visto crescere. E purtroppo avete visto la mia fine. Ero convinto che sarei durato per sempre, dicevo ai miei compagni che avrei smesso a 38 anni. All'inizio non capivo. Ero troppo concentrato sul mio star male. Mi chiedevo perché quella sofferenza dovesse toccare proprio a me. Non ho mai avuto una risposta". Van Basten ha rivelato, inoltre, un aneddoto legato all'attività di allenatore. "Tornai all'Ajax da allenatore dell'Under 21 e un ragazzo mi provocò. 'Sei van Basten, mi disse passandomi la palla, fammi vedere cosa sai fare'. Ma io ormai non potevo più muovere la caviglia. Chi era? Sono sicuro che lo conoscete. Si chiamava Zlatan, di cognome Ibrahimovic".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA