"Dobbiamo rimanere a casa. La polizia
può tornare da noi in qualsiasi momento per misurarci la
temperatura e per verificare se ci siamo trasferiti. Se non
resti in isolamento, ti espellono. Quando avremo trascorso il
periodo di quarantena effettueranno nuove analisi e ci
forniranno una sorta di passaporto per poter transitare. Qui
sono riusciti a battere il coronavirus, non vogliono essere
infettati di nuovo". Così Fabio Cannavaro, in intervista al
Mundo Deportivo. Il capitano della Nazionale campione del mondo
2006 è rientrato in Cina, a Guangzhou (dove allena
l'Evergrande), dopo avere trascorso 15 giorni a Dubai. Adesso,
assieme al fratello Paolo e al resto della squadra, è in
quarantena.
"Tutto adesso è normale. Puoi vedere le persone sulle
terrazze, nei ristoranti, senza mascherine - racconta -. Un mese
fa non c'era gente in giro. Hanno riso molto dei cinesi, come se
il virus fosse solo un problema loro; i cinesi hanno sconfitto
l'epidemia, perché hanno seguito le istruzioni delle autorità,
l'hanno fatto tutti insieme. Sono rimasti tutti a casa. Questo è
ciò che devi fare: restare a casa. E' l'unico modo per fermare
la diffusione del virus. Mia moglie e i miei figli sono a
Napoli, anche i miei genitori. Mio padre si arrabbia quando mia
sorella gli porta del cibo e lo lascia alla porta, ma è il modo
migliore per mostrargli amore, perché il virus è molto
pericoloso tra gli anziani, molto, molto pericoloso".
"In Cina - sottolinea Cannavaro - le persone erano
disciplinate, non abbiamo avuto casi di coronavirus in squadra e
speriamo di riprendere in campionato a maggio". "Ho saputo -
conclude - che in Italia fanno rivedere le partite del Mondiale
2006 - conclude Cannavaro -. L'ho capisco dal fatto che ricevo
continuamente messaggi. Molti bambini hanno scoperto Cannavaro
grazie a questo periodo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA