Nessuno come lui. Gerd Muller, l'uomo che ebbe la meglio perfino sulla rivoluzione olandese del calcio totale, è morto oggi all'età di 75 anni. Nel mondo del football lascia un'impronta indelebile, quella dei suoi gol, 566 in 607 match ufficiali con la maglia del Bayern, il club della sua vita, e 68 in 62 presenze nella nazionale della Germania Ovest. Per tutti, in primis per il Bayern che così lo ha ricordato, era 'der bomber', colui che detiene tuttora il record di gol segnati in Bundesliga (365). Ma oltre a realizzare tanti gol Muller era anche uno che ha vinto tutto. Europei e Mondiali nell'arco di due anni (1972 e 1974) con la sua nazionale, segnando in entrambe le finali, tre Coppe dei Campioni con il Bayern mettendo fine al dominio, nei primi anni '70, dell'Ajax, più una Coppa delle Coppe e un'Intercontinentale. Il suo mestiere era fare gol, e lo eseguiva alla perfezione, al punto di segnare 14 reti nelle fasi finali dei Mondiali, un primato mantenuto a lungo, prima che Ronaldo Fenomeno e poi Miro Klose lo migliorassero. Per 49 anni ha mantenuto il primato di marcature in una singola edizione della Bundesliga, con 40, prima che nel maggio scorso Robert Lewandowski, che oggi lo ricorda postandone una foto, segnasse il suo 41/o gol nel torneo 2020-'21.
"Il Bayern non sarebbe così amato se non ci fosse stato lui", dice il presidente della società bavarese, Herbert Hainer, mentre la federcalcio tedesca lo ricorda con un tweet: "la federazione piange uno dei più grandi calciatori tedeschi di tutti i tempi. Riposa in pace, Gerd Muller. Noi penseremo a tua moglie e alla tua famiglia". Alle prese con problemi di alcolismo e depressione dopo la fine della carriera agonistica (avvenuta in Florida nei Fort Lauderdale Strikers), Muller si era poi ripreso ma dal 2015 soffriva del morbo di Alzheimer. Oggi la fine, ma il calcio non dimenticherà mai il super bomber degli anni '70, quello che, come dice ora Enrico Albertosi, "senza il quale Italia-Germania del '70 non sarebbe stata la partita del secolo".
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