Dopo la grande montagna, la dolce pianura. Dopo il freddo e la nebbia, il tepore del mare. Dopo i lapilli dell'Etna, le spiagge della Calabria, che regalano cartoline coloratissime dal 101/o Giro d'Italia e rilanciano gli uomini-jet. Sulla rampa di lancio di Praia a Mare, Elia Viviani prova a calare il tris (aveva già vinto a Tel Aviv ed Eilat, sempre in Israele), ma viene bruciato dall'irlandese Sam Bennett, che parte qualche metro dopo l'olimpionico di Rio e lo infila da destra. Una volata da manuale, la sua, un modo per dire ai rivali: "Ehi, ci sono anch'io". Nel giorno in cui Simon Yates difende senza patemi la sua prima maglia rosa, il ciclismo italiano dimostra di godere di buona salute, con quattro piazzati nei primi sei dell'ordine d'arrivo: Bonifazio, Modolo e Mareczko sono alle spalle di Viviani, sparpagliati fra la seconda e la sesta posizione, con la sola intrusione di Van Poppel. Meglio di così? Soprattutto se si considera che, quello odierno, è il primo dei tre sprint disputati finora che Viviani non riesce ad aggiudicarsi.
Dopo un attacco al chilometro 0 di Ballerini e Masnada della Androni, Irizar della Trek e Martin della Katusha Alpecin, la tappa calabrese - disputata fra la province di Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza - vive sulla lunga fuga di Markel Irizar della Trek Segafredo, Maxim Belkov della Katusha Alpecin e del solito Ballerini, che sono partiti a tutta dopo circa 5 chilometri e sono rimasti in fuga fino ai -16 dall'arrivo; il solo Ballerini ha preferito proseguire, prima di arrendersi alla grande andatura del gruppo che ha trainato i velocisti fino allo sprint in riva al mare vinto da Bennett. Da domani si torna con il naso all'insù, per un week-end tutto da vivere in alta quota: domani il primo dei due arrivi in salita sul santuario di Montevergine di Mercogliano, al culmine di una scorribanda fra la parte nord della Calabria e la Campania, con le province di Salerno e Avellino tagliare in due dalla corsa. La salita non è di quelle che sfiancano, ma di certo possono lasciare il segno in una corsa che, sia pure lentamente, disegna le proprie gerarchie.
Domenica, poi, il bis sul Gran Sasso, dopo la scalata a Roccaraso, prima dell'arrivo a Campo Imperatore, la località dove nel 1999 Marco Pantani staccò tutti. Resta da stabilire se Simon Yates, apparso in forma smagliante sull'Etna, deciderà di giocare in difesa, oppure se sceglierà di attaccare, per lanciare ulteriori segnali a una corsa ancora in cerca di un padrone vero e affidabile. E bisognerà vedere, inoltre, se i big, da Aru a Froome, da Dumoulin a Pozzovivo, proveranno a isolare il leader che può peraltro contare sull'appoggio del compagno Chaves, ieri vittorioso sull'Etna per gentile concessione del britannico. Il colombiano gli deve un favore e da domani c'è da giurare che comincerà a sdebitarsi con il compagno della Mitchelton-Scott.
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