"Mi serviranno diversi interventi
facciali, ma sono contento di esser vivo". E' l'efficace sintesi
di Fabio Jakobsen, corridore danese della Deceuninck Quick Step
che parla per la prima volta dopo l'incidente all'arrivo della
prima tappa del Tour di Polonia che lo lasciato in coma
farmacologico per diversi giorni dopo un'operazione d'urgenza
durata cinque ore, e servita secondo i medici a salvargli la
vita. "È stato un periodo difficile e buio per me in terapia
intensiva: avevo paura di non sopravvivere", ha aggiunto
Jakobsen in una dichiarazione rilasciata dal suo team. "Grazie
in parte all'organizzazione del Tour di Polonia e alla mia
squadra, la mia famiglia ha potuto starmi vicino, il che mi ha
dato molta forza".
Jakobsen ha trascorso una settimana in terapia intensiva. "I
traumatologi e gli infermieri al traguardo di Katowice mi hanno
salvato la vita, cosa per cui sono loro estremamente grato. Sono
molto grato a loro e a chi mi ha operato", ha aggiunto,
specificando che al momento prosegue a casa. "Nei prossimi mesi
dovrò riposare molto, a causa di una grave commozione cerebrale.
Dovrò inoltre sottopormi a molteplici interventi chirurgici e
trattamenti per rimediare alle lesioni facciali".
L'incidente ha provocato diverse polemiche all'interno del
ciclismo. Il n.1 della Quick Step, Patrick Lefevere, ha chiesto
il carcere per Groenewegen, all'origine della caduta di
Jakobsen, ma molti hanno criticato lo sprint in discesa e le
condizioni di sicurezza.
Ieri a lanciare un messaggio di ringraziamento ai suoi
sostenitori era stato un altro corridore della Quick Step, Remco
Evenepoel, caduto per 10 metri da un ponte durante il Lombardia
il giorno di Ferragosto. "Purtroppo la mia stagione e' finita,
ma mi sto già preparando mentalmente per tornare piu' forte".
Intanto oggi il belga si e' sottoposto a nuovi accertamenti, che
hanno confermato la scelta di non operarlo per la frattura del
bacino: seguirà una terapia conservativa.
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