Il suo nome è legato a quell'oro che portò l'Italia della pallavolo sul tetto del mondo. E il mondo dello sport è in lutto per Paulo Roberto de Freitas, noto come Bebeto, scomparso a 68 anni per un infarto. Il grande allenatore brasiliano è morto a Belo Horizonte, all'interno del centro tecnico dell'Atletico Mineiro, club per il quale lavorava come dirigente, perché dalla fine degli anni '90, dopo il trionfo iridato sulla panchina dell'Italvolley, era passato ad occuparsi di calcio. Bebeto aveva guidato gli azzurri al titolo mondiale, lui che aveva raccolto la pesante eredità della nazionale vincente di Velasco. Nel 1990, quando gli azzurri furono campioni del mondo a Rio, Bebeto era invece sulla panchina del Brasile, con cui sei anni prima aveva conquistato l'argento all'Olimpiade di Los Angeles 1984. L'anno dopo aver trionfato sulla panchina dell'Italia, Bebeto aveva deciso di tornare in patria lavorando nel calcio, per l'Atletico Mineiro. Era passato poi al Botafogo, polisportiva carioca di cui era stato presidente dal 2003 al 2008, con un ruolo molto attivo nel settore calcistico. Tornato a Belo Horizonte era diventato assessore allo Sport nel governo cittadino. Bebeto si è sentito male dopo aver preso parte, come dirigente, alla conferenza stampa di presentazione della squadra di football americano dell'Atletico Mineiro (che, come il Botafogo, è una polisportiva). A stroncarlo è stato un infarto e inutili si sono rivelati i tentativi di soccorrerlo, anche tramite l'arrivo di un elicottero. In Italia Bebeto aveva lavorato anche a Parma, allenando la Maxicono dal 1990 al 1994 e vincendo scudetti e Coppe.
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