"Innanzitutto mi piace che si parli di
'persone omosessuali': prima c'è la persona, nella sua interezza
e dignità. E la persona non è definita soltanto dalla sua
tendenza sessuale: non dimentichiamoci che siamo tutti creature
amate da Dio, destinatarie del suo infinito amore". Così papa
Francesco, nel libro-intervista "Il nome di Dio è misericordia",
scritto con Andrea Tornielli, risponde a una domanda sulla sua
esperienza di confessore con gli omosessuali. "Io preferisco che
le persone omosessuali vengano a confessarsi, che restino vicine
al Signore, che si possa pregare insieme - dice ancora il Papa
-. Puoi consigliare loro la preghiera, la buona volontà,
indicare la strada, accompagnandole". E a proposito della sua
celebre frase "Chi sono io per giudicare?" afferma: "Avevo detto
in quella occasione: se una persona è gay, cerca il Signore e ha
buona volontà, chi sono io per giudicarla? Avevo parafrasato a
il Catechismo della Chiesa cattolica, dove si spiega che queste
persone non si devono emarginare".
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