"Il Libano è una democrazia,
ricordiamolo, non una dittatura ma non si è mai fatto uno sforzo
concreto per riconciliare le persone". Ne è convinto Ziad
Doueiri, regista de L'insulto, premiato al Lido per la Coppa
Volpi a uno dei due protagonisti, il palestinese Kamel El Basha,
e in sala dal 6 dicembre in 70 copie con Lucky Red. Il film
primo in classifica in patria e in corsa per il Libano all'Oscar
come miglior film straniero, racconta con la formula di un legal
drama la facilità con cui i conflitti religiosi e sociali, mai
veramente risolti nel Paese dopo la Guerra Civile, possano
riemergere con violenza. Il film inizia con un "incidente" fra
Toni (Adel Karam), libanese cristiano, meccanico che aspetta il
primo figlio e il capomastro palestinese Yasser (Kamel El
Basha), segnati dai pregiudizi e traumi del passato. Dalle
parole si passa allo scontro fisico e la cosa finisce in
tribunale. Il processo diventa un caso mediatico,
strumentalizzato dalla politica e causa nuove tensioni tra
cristiani e palestinesi.
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