La metà della spesa per il reddito
di cittadinanza, circa 3 su 6 miliardi di euro previsti,
potrebbe finire nelle tasche di persone che lavorano in maniera
irregolare, i cosiddetti "lavoratori in nero" e in quelle delle
loro famiglie. Lo sostiene l'Ufficio studia della Cgia di
Mestre, sulla base delle anticipazioni apparse nei giorni scorsi
sulla misura, che valuta in poco più di 4 milioni di persone la
platea potenziale, in 1.375.000 nuclei familiari.
Citando l'Istat, la Cgia ricorda che in Italia ci sono poco
meno di 3,3 milioni di occupati che svolgono un'attività
irregolare. Se da questo numero rimuoviamo i dipendenti che
lavorano anche irregolarmente ma non potranno chiedere il
reddito e i pensionati che non hanno i requisiti - pari, in
linea di massima, a 1,3 milioni di unità - coloro che svolgendo
un'attività irregolare potrebbero, in linea teorica, percepire
questa misura sarebbero 2 milioni (tra i quali casalinghe,
formalmente inattivi, studenti ecc).
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