"Sono rimasto con il cerino in
mano. Io pago lo scotto di essere stato il tesoriere che ha
eseguito determinati ordini. In questo caso paga l'esecutore ma
non il mandante. Speriamo che la Cassazione faccia chiarezza".
Sono le parole a caldo di Francesco Belsito, l'ex tesoriere del
Carroccio e il solo condannato - 1 anno e 8 mesi, pena sospesa -
al processo in appello a Milano nel quale risponde di
appropriazione indebita insieme a Umberto Bossi e il figlio
Renzo. Per i Bossi è stato dichiarato il "non doversi procedere"
in quanto nei loro confronti la Lega non ha sporto, come vuole
una recente norma, le querela. Querela presentata solo nei
confronti di Belsito, il quale si è visto alleggerire la
condanna inflitta in primo grado per via dell'assoluzione e
della prescrizione di una cinquantina di capi di imputazione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA