Le mafie traggono la "linfa vitale"
necessaria a rigenerarsi "in soggetti sempre più giovani,
impiegati in professioni poco qualificate o senza occupazione".
Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nella Relazione
semestrale consegnata al Parlamento sottolineando che, se da un
lato le organizzazioni investono sempre di più su "imprenditori
e liberi professionisti", dall'altro puntano ad arruolare
"operai comuni" e soggetti "in attesa di occupazione" nella
fascia più giovane, quella tra i 18 e i 40 anni. C'è "un
sensibile abbassamento dell'età di iniziazione mafiosa" dicono
gli investigatori sottolineando come le nuove generazioni
facciano un "uso indiscriminato della violenza". Ma non solo. La
trasformazione della cultura mafiosa "investe anche il
linguaggio, al passo con i tempi. Non tanto rispetto ai
contenuti delle comunicazioni, sempre criptiche, quanto
piuttosto per gli strumenti social utilizzati, che consentono di
aggregare velocemente gli affiliati"
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