Bruce Springsteen è un uomo di
parola. Aveva annunciato che il suo nuovo album solista, senza
la E Street Band, avrebbe avuto un'ispirazione cinematografica e
così è stato. "Western Stars", in uscita il 14 giugno, è un
gioiello avvolto di malinconia e ricco di arrangiamenti
orchestrali in cui la ritmica è un elemento minore, se non del
tutto assente, a favore di tessiture armoniche che si muovono in
un territorio tra Ennio Morricone, Jimmy Webb, il Wall of Sound
di Phil Spector.
Dimenticate dunque le chitarre elettriche, la batteria
possente di Max Weinberg e l'irresistibile incedere della E
Street Band: per tutto questo bisogna aspettare il prossimo
album e il prossimo tour (già annunciati, con tanto di tappa,
nel 2020 a Roma). Con "Western Stars" si entra nell'atmosfera
dei temi fondanti del Grande Romanzo Americano, spazi infiniti e
solitudine, il vagabondaggio come necessità esistenziale, le
sfide al quotidiano che oscillano tra la sconfitta e la
redenzione, l'isolamento e la comunità.
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