"Difetti esecutivi" rispetto al
progetto originario e degrado e corrosione di diverse parti
dovuti alla "mancanza di interventi di manutenzione
significativi". Lo scrivono i tre periti del gip Angela Nutini
nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio
per il crollo del ponte Morandi. I periti hanno esaminato le
condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non
crollati e delle parti precipitate. I periti hanno analizzato i
reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti
crollate (quelle della pila 9) che quelle rimaste in piedi. Per
quanto riguarda il reperto 132 (l'ancoraggio dei tiranti sulle
sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura
la prova regina perché è il punto che si sarebbe staccato per
primo, i periti hanno individuato nei trefoli "uno stato
corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla
presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di
elementi aggressivi come solfuri e cloruri".
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