"Purtroppo, in totale buona fede,
mi sono affidata ai professionisti sbagliati. Sono stata mal
consigliata sotto il profilo fiscale quando, giovanissima, a 19
anni ho iniziato la mia attività". Lo afferma all'ANSA Cristina
Chiabotto, costretta a ricorrere alla legge 'salva suicidi'
"unico strumento giuridico rimasto per far ciò che ritengo
giusto e doveroso: pagare, come tutti, le somme dovute. Non mi
resta che attendere l'esito della procedura con la serenità di
chi ha la coscienza a posto".
"Non voglio sottrarmi al mio dovere, anzi. Vorrei solo fosse
rispettato un principio valido per chiunque - dice -, cioè che
l'ammontare dovuto di tasse si basi su quanto effettivamente
guadagnato. Ci tengo inoltre a precisare che nel decreto
(peraltro pubblico) non si parla mai di evasione, ma piuttosto
di 'comportamento elusivo non fraudolento' come espressamente
dichiarato dal giudice", conclude ribadendo di avere "sempre
rispettato le regole e di aver chiesto a chi mi consigliava di
fare altrettanto".
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