Un beauty in legno e bronzo con le
sue boccette di vetro piene di profumi e unguenti, i resti del
letto con la sua maestosa testata, un cratere in bronzo che già
allora, nel 79 d.C poteva far mostra di sé come un ricco pezzo
di antiquariato. Enorme e raffinata la casa di Giulio Polibio,
candidato di punta alle elezioni che si sarebbero dovute
svolgere a breve, era una delle più belle di Pompei, ricca come
il suo padrone, facoltoso liberto della gens Julia, commerciante
in carriera dalle alte ambizioni. Ma forse anche di più, visto
che per gli archeologi questa dimora dalla pianta
particolarmente complessa potrebbe essere appartenuta in passato
proprio alla gens Julia , in particolare ad un certo L.Julius
Philippus il cui sigillo è stato trovato in giardino.Tant'è,
quella meraviglia da 7.500 metri quadrati edificata proprio
accanto alla domus dei Casti Amanti è stata abitata fino
all'ultimo istante della tragedia, i suoi 13 abitanti,
componenti della famiglia di Polibio sono morti tutti fra quelle
mura, qualcuno anche nel suo letto, senza portare via nulla, dai
gioielli alle suppellettili, i mobili, le argenterie, il
vasellame da cucina. "Con tutta probabilità avevano deciso di
non muoversi perché la giovane figlia di Polibio, una ragazzina
poco più che sedicenne, era incinta e la gravidanza era ormai
agli sgoccioli", spiega all'ANSA il direttore del Parco
Archeologico Massimo Osanna. Quello che è rimasto insieme ai
resti dei corpi è una sorta di manuale della vita pompeiana che
ora rivive in una mostra raffinata che in attesa che vengano
completati i lavori di restauro della domus si apre dal 23/12
nelle sale dell'Antiquarium.
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