Un film capolavoro, fonte di
ispirazione per gli anni a venire (La grande bellezza di Paolo
Sorrentino, l'omaggio più recente), e icona del made in Italy,
quasi un brand: dici La dolce vita e pensi all'Italia, al bagno
seducente di Anita Ekberg 'Marcello come here' nella Fontana di
Trevi, a Mastroianni indolente e bellissimo. E lo pensano in
tutto il mondo. Il film di Federico Fellini, che vinse la Palma
d'oro al festival di Cannes , Oscar per i costumi (Piero
Gherardi) e decine di altri premi internazionali, compie 60 anni
e altrettanti di influenza culturale. E' inserito in tutte le
classifiche dei film della storia del cinema mondiale e,
nonostante accoglienza critica negativa, richieste di censura
ecclesiastica, divieto ai minori di 16 anni è il sesto film tra
i più visti in italia dal 1950 ad oggi: solo nell'anno di uscita
lo videro 13 milioni 600 mila persone.
Al cinema Fiamma di Roma (oggi tristemente chiuso) nella notte
tra il 2 e il 3 febbraio 1960 ci fu l'anteprima e il 5 febbraio
al Capitol di Milano, prima di uscire in sala: i fischi
coprirono il sonoro degli applausi.
Protagonista del film è Roma, quella a cavallo tra gli anni '50
e '60 dove si muove Marcello (Mastroianni), un giornalista che
si occupa di gossip e scandaletti, ma frustato nella sua
ambizione di diventare scrittore, attratto dalla bella vita,
dall'aristocrazia e dalle belle donne come l'inquieta
aristocratica Maddalena (Anouk Aimee) .
A ripensarci 60 anni dopo, al di là di scene cult, di tutto
l'immaginario che si è portato dietro neologismi compresi
(paparazzo ad esempio, ispirato a Tazio Secchiaroli) il
visionario Fellini ci ha anticipato una molto attuale epoca di
fake news e di commistione tra cronache e gossip di
sconfinamenti giornalistici, oltre che di crisi delle elite
sociali e culturali delle quali il regista firma decadenti
rituali aristocratici al limite del patetico.
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