(di Luciano Fioramonti)
Doveva essere l'occasione per un
incontro ravvicinato con un maestro della pittura meditata,
lontana dal gesto impetuoso del sommo Caravaggio. La elegante
monografica dedicata da Palazzo Barberini a Orazio Borgianni,
'genio inquieto' nella Roma del genio della luce - chiusa
all'indomani della inaugurazione a causa della pandemia - punta
quindi sulle 'pillole' online che il curatore Gianni Papi offre
agli appassionati ogni venerdì sui canali social delle Gallerie
Nazionali di Arte Antica per illustrare il lavoro di studio e
ricerca che la rende preziosa.
La mostra descrive la grandezza di un pittore (1574-1616) che
seppe distinguersi da Caravaggio seguendo un percorso autonomo
che per certi versi anticipò il Barocco e racconta un'avventura
umana segnata dalle passioni e dalle delusioni.
Tre sale ospitano 18 capolavori, altre tre sono dedicate a
17 opere di artisti che subirono la sua influenza, da Giovanni
Lanfranco a Simone Vouet, Giovanni Serodine, Antiveduto
Grammatica. "La pittura di Borgianni - fa notare Papi - è
sofisticata, molto lavorata, non era una pennellata di getto, ma
un lavoro che affonda le sue radici nella cultura raffinata del
Cinquecento". Tra le gemme in mostra, colpisce il fascino
straordinario del "Cristo fra i dottori" - prestito del
Rijksmuseum di Amsterdam - una "implacabile inquadratura
caravaggesca" con un linguaggio pittorico che rappresenta però
"un'alternativa personale e piena di futuro a quello di Merisi".
Dalla sacrestia della Chiesa di San Carlino alle Quattro
Fontane, distante nemmeno cento metri da Palazzo Barberini,
arriva "San Carlo Borromeo visita gli appestati". Tre opere -
tra cui la Sacra Famiglia con S. Anna - provengono dalla
Fondazione Roberto Longhi, lo storico dell'arte che considerava
il pittore suo autore prediletto. Due gli autoritratti, uno del
1614 dalle collezioni di Palazzo Barberini, l'altro di poco
successivo, dall'Accademia Nazionale di San Luca, descrive
l'autore malato e ormai prossimo alla morte.
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