"Due anni fa sono salito ospite sul
palco del concertone di San Giovanni a Roma. Ho vissuto
quell'ebbrezza di stare in piedi, davanti a decine di migliaia
di persone strette una accanto all'altra per festeggiare il
lavoro. Quest'anno molti di noi sono senza lavoro e senza
neanche la possibilità di celebrarlo". Nasce da qui "Sul Lavoro
Fondata - Persone, Mestieri, Pensieri", nuovo mosaico narrativo
di Stefano Massini, autore che tra teatro, tv e pagina scritta,
ha conquistato Broadway e La Comedie Francaise, ora narratore
d'eccezione del Primo Maggio di Rai5 (alle 21.10). Un
esperimento di televisione civile, per la regia di Tobia Pescia,
in un momento tanto delicato della vita sociale, economica e
culturale del Paese paralizzato dalla quarantena.
"È una riflessione, un insieme di domande e risposte su cosa
sia diventato il lavoro oggi", dice Massini, che nell'atmosfera
rarefatta e a tratti drammatica della Cavea deserta del Teatro
del Maggio Fiorentino di Firenze cuce piccole storie, da Abramo
Lincoln al Pinocchio di Collodi, da George Orwell a un operaio
salumiere emiliano nel 1950, dal leggendario Rabbino che creò il
Golem al trentenne Aldo Moro deputato alla Costituente. La
stessa produzione di "Sul Lavoro Fondata" diventa emblematica,
perché una delle prime realizzate grazie allo sforzo del mondo
dell'arte oggi fermo, in attesa di risposte che sembrano non
arrivare (l'autore ha voluto che la sua partecipazione fosse
gratuita, ma che a tutte le maestranze fossero riconosciuti
adeguati compensi). "Non fingiamo di non vedere che si parla di
fare ripartire gli allenamenti di calcio e nulla si dice del
teatro - dice - E qual è la differenza tra 100 persone in chiesa
e 100 in teatro? Il timore è che si viva lo spettacolo dal vivo
come il gingillo decorativo della vita sociale: se c'è bene,
altrimenti si vive lo stesso. Una visione spietata, sbagliata e
agghiacciante".
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