Giusto 20 anni fa il 29 giugno se ne
andava Vittorio Gassman. Del "mattatore", appellativo che lo ha
sempre accompagnato dal 1959 quando ebbe grande successo
televisivo in uno spettacolo dallo stesso titolo che poi
traslocò nella riuscita commedia di Dino Risi, non è facile dare
una sola definizione: gli riusciva tutto e apparentemente senza
sforzo. Ma quando decise di mettersi a nudo, prima come attore e
poi come uomo e svelò nella sua autobiografia i tarli
dell'anima, si scoprì la fatica della perfezione, l'infaticabile
ricerca del dettaglio, la necessità di superarsi ogni volta con
precisione maniacale. Aveva fin da giovane la presenza scenica
del prim'attore.
Prestante e bello sul palcoscenico non ha mai avuto difficoltà a
imporsi (tra i primi a riconoscere il talento ci furono Luchino
Visconti, il compagno d'Accademia Luigi Squarzina e più tardi
Giorgio Strehler), al cinema dovette passare per piccoli ruoli
fino a costruirsi una certa fama da "villain" e seduttore
pericoloso come in "Riso amaro" di Giuseppe De Santis nel 1949.
Il cinema, nella persona di Mario Monicelli, gli offrì
l'occasione di essere "altro". Ne "I soliti ignoti" (1958)
incontrò il successo nel modo meno atteso: con Peppe "er
Pantera", pugile suonato, dalla parlata incerta, ladro per caso,
indossò una maschera comica che lo avrebbe accompagnato per
anni. Fu l'inizio di un'escalation inarrestabile che lo consegna
alla storia della commedia all'italiana, uno dei "quattro
colonnelli" della risata insieme a Sordi, Tognazzi, Manfredi.
Questo nuovo registro espressivo lo rese complice di autori come
Dino Risi, Luciano Salce, Luigi Zampa, Ettore Scola, con
Monicelli in testa. Chiuderà la carriera là dove l'aveva
iniziata, in palcoscenico, tra l'intensa recitazione di pagine
poetiche, una memorabile edizione della "Divina Commedia" e lo
spettacolo "Ulisse e la balena bianca" che è una sorta di
testamento artistico ed esistenziale. Nato nel 1922, sognava di
morire in scena e per poco non ci è riuscito. E' stato un
gigante solo e forse proprio questo enorme vuoto che lasciava
ogni volta che usciva di scena lo rapiva e terrorizzava insieme.
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