L'Iran ha ammesso oggi che un
incendio scoppiato questa settimana nel suo sito nucleare di
Natanz, il più importante per la produzione di uranio
arricchito, ha provocato danni che potrebbero "rallentare" il
programma atomico della Repubblica islamica. "Tuttavia - ha
affermato il portavoce dell'Organizzazione iraniana per
l'energia nucleare, Behruz Kamalvandi, citato dalla televisione
di Teheran - a Dio piacendo rimedieremo a questo ritardo grazie
ad un lavoro 24 ore su 24".
Secondo Kamalvandi, l'incendio ha colpito un "capannone" dove
erano in deposito strumenti di precisione. Ma secondo analisti
occidentali si tratterebbe di una installazione dove venivano
montate centrifughe per l'arricchimento dell'uranio di modello
avanzato.
Il Supremo consiglio per la sicurezza nazionale iraniano ha
detto di avere appurato la causa dell'accaduto, ma di non
volerlo per ora rivelare per motivi di "sicurezza". In Iran e
all'estero si infittiscono tuttavia le voci secondo le quali
l'incendio potrebbe essere stato provocato, come altri incidenti
analoghi avvenuti nelle ultime settimane, da cyberattacchi
compiuti da una potenza straniera, forse Israele. Lo Stato
ebraico non ha confermato né smentito.
"Facciamo azioni che è meglio lasciar non dette", ha detto
oggi il ministro degli esteri israeliano - ed ex capo di stato
maggiore - Gabi Ashkenazi. Il ministro ha poi ricordato che
Israele "ha una politica di lungo termine, durante varie
amministrazioni, di non consentire all'Iran di avere capacità
nucleari".
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