Dopo gli anni da presidente della
Rai, "una cosa che mai avrei pensato di fare", tornare a un
programma d'inchiesta come Sette storie, in onda dal 29 giugno
in seconda serata su Rai1, rappresenta "una riconnessione con la
mia vera passione, quella che ho da quando ero bambina, il
giornalismo". Parola di Monica Maggioni, alla guida del
programma che, dopo le puntate estive, tornerà in autunno per un
impegno lungo tutta la stagione. Una sfida che passa anche per
la scelta di utilizzare un linguaggio innovativo, lontano sia
dal talk che dallo studio televisivo.
Tra le linee guida, il fatto che "nessun argomento sia tabù
per il servizio pubblico. Conta il modo in cui lo si racconta".
Le prime due puntate sono state dedicate agli Usa tra
suprematismo bianco e la morte di George Floyd e alla sicurezza
delle infrastrutture in Italia, con al centro il crollo del
Ponte Morandi. La prossima sarà sui cambiamenti climatici,
"considerati una pandemia in slow motion. Racconteremo non solo
cosa succede, ma anche cosa si sta facendo e cosa si potrebbe
fare di positivo". Sugli altri temi di puntata del programma -
scritto da Monica Maggioni con un board di autori che comprende
Roberto Fontolan, Anna Migotto, Marcello Sorgi e Giovanna
Boursier - vuole mantenere la sorpresa, "anche perché siamo in
piena costruzione".
Il direttore di Rai1 Stefano Coletta si dice "molto onorato
del ritorno di Monica Maggioni sul piccolo schermo. Questo è un
progetto a lunga scadenza. Il primo ciclo estivo aprirà la lunga
serialità annuale (il nuovo titolo verrà svelato alla
presentazione dei palinsesti, ndr)" . Coletta ha "sempre
ritenuto Monica un cavallo di razza, per competenze, cifra
televisiva e capacità di avere una conoscenza che va oltre il
nostro piccolo osservatorio italico". Rispetto alle polemiche
nate su alcune testate per i costi del programma, che sarebbero
troppo alti, e per gli ascolti, Coletta sottolinea: "Costi e
ascolti sono in linea con quelli che sono i consuntivi dei
progetti di seconda serata". Dovremmo "essere tutti molto
contenti, che ci sia in Rai un'identità così profilata che può
raccontare con profondità il nostro mondo".
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