L'Australia si è impegnata a
rafforzare la cooperazione militare con gli Usa nel Mar cinese
meridionale, lungo una rotta di massimo traffico commerciale,
dove la Cina ha occupato e militarizzato diversi isolotti e
atolli, installando anche un potente sistema di missili
terra-aria. Tuttavia il governo di Canberra, rappresentato a
Washington dalle ministre degli Esteri Marise Payne e della
Difesa Linda Reynolds per le consultazioni bilaterali annuali
Ausmin, ha evitato di prendere nuovi impegni specifici sulle
operazioni di libera navigazione nell'area, nonostante le
pressioni di Washington. A quanto riferiscono oggi i media
australiani, le due ministre hanno concordato, nei colloqui
faccia a faccia on le controparti Mike Pompeo e Mark Esper, di
perseguire "una cooperazione marittima accresciuta e
regolarizzata" nel Mar cinese meridionale e nell'Oceano indiano,
"sia bilateralmente sia in concerto con altri partner
regionali". La ministra degli Esteri Payne ha tuttavia
sottolineato che l'Australia "non ha intenzione di danneggiare"
le importanti relazioni con Pechino. La dichiarazione
congiunta sostiene che le rivendicazioni marittime di Pechino
sul Mar cinese meridionale "non sono valide nel diritto
internazionale", ma l'Australia si mostra ferma contro
esercitazioni entro le 12 miglia nautiche dagli isolotti
contestati, in parte per evitare di infiammare le tensioni con
la Cina, suo maggiore partner commerciale. Durante i colloqui è
stato anche deciso di stabilire un gruppo di lavoro per
individuare e confutare false informazioni diffuse nella regione
dell'Indo-Pacifico, con l'avvertimento che "la disinformazione
malevola sponsorizzata da stati e l'interferenza nei processi
democratici sono minacce significative e in via di evoluzione".
(ANSA)
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