Un evento così scioccante e poi tutto
il tempo successivo, sospeso con la paura che ricapiti e che non
sia finita lì, segnano per sempre anche se sei un bambino. Ha
riannodato i suoi fili interiori, li ha rielaborati, fatti
diventare altro, una storia per il cinema, Claudio Noce, il
regista 45enne che alla Mostra del Cinema di Venezia (2-12
settembre) porta in concorso Padrenostro. Nel ringraziare per la
selezione, Noce (Good Morning Aman, La Foresta di ghiaccio, Non
Uccidere, 1994) ha rivelato che questo film "ha un significato
particolare, è una vicenda ispirata alla mia famiglia".
Nel film, scritto da Noce con Enrico Audenino, ambientato nel
1976 a Roma, si racconta la vita di Valerio sconvolta quando,
insieme alla madre Gina (Barbara Ronchi), assiste all'attentato
ai danni di suo padre Alfonso (Pierfrancesco Favino) da parte di
un commando di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso
di vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta
la famiglia. Ma è proprio in quei giorni difficili che Valerio
conosce Christian (Francesco Gheghi), un ragazzino poco più
grande di lui. Solitario, ribelle e sfrontato, sembra arrivato
dal nulla. Quell'incontro, in un'estate in Calabria carica di
scoperte, cambierà per sempre le loro vite.
L'attentato ci fu eccome, il 14 dicembre 1976, e fu un'azione
di guerra dei Nuclei armati proletari decisi ad uccidere,
proprio all'uscita della sua abitazione a Monteverde, il
vicequestore Alfonso Noce responsabile della sezione
antiterrorismo di Lazio e Abruzzo, come dicono i giornali
dell'epoca. L'attentato provocò il ferimento alle gambe di Noce,
l'uccisione di uno dei due poliziotti della scorta, il 24enne
agente Prisco Palumbo, e un terrorista, Martino Zichitella,
colpito per errore. Una volta rintracciati, i membri del Nap
ebbero due condanne all'ergastolo.
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