Compie 60 anni il 10 agosto Josè
Antonio Domínguez Bandera, conosciuto in tutto il mondo come
Antonio Banderas. Nato a Malaga, da qui è partito a 19 anni con
in tasca il diploma della scuola d'arte drammatica e la
delusione per una mancata carriera da calciatore nel club
cittadino a causa di una frattura al piede.
La sorte gli fa incontrare un fratello maggiore d'elezione,
Pedro Almodovar: tra i due la corrispondenza artistica è
immediata e nel 1982 sono insieme sul set di "Labirinto di
passioni". Le collaborazioni con il regista sono per ora sette
(più un cameo) e scandiscono la sua carriera: c'era in "Matador"
e ne "La legge del desiderio", si è conquistato l'attenzione
internazionale con "Donne sull'orlo di una crisi di nervi"
(1988) e dopo "Legami" dell'anno successivo ha lasciato l'Europa
per l'America grazie all'immagine che il suo pigmalione gli
aveva cucito addosso: un mix di testosterone, gentilezza, forza
ironica e istrionismo controllato. Ma nel 2011 da Almodovar è
tornato ("La piel che habito") per ricostruire un legame con le
sue radici e otto anni dopo - facendosi "doppio" del suo maestro
davanti alla cinepresa - ha conquistato con "Dolor y Gloria"
prima la Palma d'oro a Cannes e poi la nomination all'Oscar (una
primizia nel suo palmarès).
Nel frattempo era diventato una promessa e poi un "valore
sicuro" del cinema d'evasione di stampo hollywoodiano. Ha
lavorato con i grandi come Jonathan Demme (l'applaudito
"Philadephia" ancora nei panni di un gay), Neil Jordan
("Intervista col vampiro"), Alan Parker ("Evita"), De Palma
("Femme fatale"), perfino Woody Allen ("Incontrerai l'uomo dei
tuoi sogni"), ha stretto un'amicizia di ferro con Robert
Rodriguez da "Desperado" a "Spy Kids", ha attraversato tutti i
generi (pur con la nostalgia di aver fatto più action che
comedy), ma è con "La maschera di Zorro" (1998) di Martin
Campbell che è diventato una vera star.
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