Un attentato nella sala strapiena
di un teatro dell'opera, crepitio di spari, con grande
profusione di assordanti bassi, e poi solo cento esplosioni, gas
tossici e soldati armati fino ai denti. Questo l'incipit di
Tenet di Christopher Nolan, blockbuster d'autore per eccellenza,
con un pizzico di esoterismo, fine del mondo, e soprattutto
sperdimento, quello che coglie lo spettatore di fronte a un film
che si mangia il tempo, dove nella stessa scena in parallelo
scorrono insieme tempo lineare e passato. E un salto nel
passato, pre-covid, il film di Nolan lo fa davvero quanto a
copie: ben 700 distribuite dalla Warner dal 26 agosto. Eppure
l'undicesimo film del regista britannico - girato in sette Paesi
con un alto livello tecnico (una combinazione di videocamere
Imax e 70mm) e con budget da ben 220 milioni di dollari - dopo
tanti rumori inizia con una frase di Henry Miller non da poco:
"Viviamo in un mondo crepuscolare". Una frase tormentone in
Tenet che ha come protagonisti principali l'atletico John David
Washington (figlio di Denzel) e Robert Pattinson alle prese con
un perfido magnate russo, Andrei Sator (Kenneth Branagh). Un
miliardario con tanto di yacht esagerato che insieme alla sua
filiforme compagna, Kat (Elizabeth Debicki), sembra avere in
mano i fili del tempo, come la possibilità di far scoppiare la
terza guerra mondiale. Di scena comunque in tutto il film il
tempo ambiguo, reversibile, con l'acqua del mare che si ritira
invece di rifrangersi sullo scafo di una nave che a sua volta
naviga al contrario. E questo vale anche per l'auto che dopo
essersi ribaltata durante un adrenalinico inseguimento, torna
perfettamente integra.
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