Se sul telefonino una delle tue
chat si intitola I Rossellini e tuo nonno era Roberto
Rossellini, il regista di Roma città aperta, e tra i tuoi
parenti c'era Ingrid Bergman ad esempio o Anna Magnani diventata
col tempo amica di famiglia, è fatta, "dalla rossellinite non
guarisci". A questa famiglia più che allargata - tre mogli e
rispettivi figli - è dedicato un ritratto affettuoso, ironico,
sarcastico, amaro, assolutamente divertente che Alessandro
Rossellini, "il mezzosangue" come lui stesso si definisce,
figlio del secondogenito Renzo Rossellini (la mamma è Marcella
de Marchis, la prima moglie del regista) e dell'afroamericana
Katharine Brown, ha realizzato andando ad intervistare tutti gli
zii e parenti in giro per il mondo, "gli United Colors of
Rossellini", sparsi tra la Svezia, l'Italia, gli Stati Uniti,
l'India. Il film 'The Rossellinis', evento speciale di chiusura
della 35/a Settimana della Critica, prodotto da B&B Film,
coprodotto da VFS Films con Rai Cinema in associazione con
Istituto Luce Cinecittà, uscirà al cinema il 26-27- 28 ottobre
distribuito da Nexo Digital.
L'opera è più che un documentario, pieno di immagini d'epoca,
filmini rari, interviste recentissime, "è una gigantesca seduta
psicanalitica durante la quale ho cercato di curare quella
sindrome speciale - dice all'ANSA Alessandro Rossellini, 57 anni
- che io chiamo rossellinite e che anche se non lo ammettono, ci
ha contagiati tutti, un virus misterioso. Significa crescere
all'ombra di quello che è un mito del cinema ma che in famiglia
non era facile affatto".
Alessandro Rossellini non nasconde il suo passato di
tossicodipendenza e proprio il recupero dalla droga è alla base
del suo lavoro "che amo moltissimo" - in una comunità nelle
Marche ndr - e spiega che far vedere con franchezza il mondo dei
Rossellini "a costo di tirare giù il mito dall'altare" era una
cosa che in un certo senso poteva liberarlo "di un fardello
pesante come il nostro cognome".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA