"Quando ho scritto questo libro,
bisognava dimostrare che c'era in atto un naufragio. Oggi, dopo
tutto quello che è successo, non serve. Basta guardarsi intorno,
dall'America all'Europa fino alla Cina, per capire che il mondo
non funziona più, che sta andan alla deriva e, probabilmente,
verso un naufragio". Così Amin Maalouf, lo scrittore
franco-libanese tra gli immortali dell'Academie Francaise,
autore de Le crociate viste dagli arabi, Gli scali del Levante o
Col fucile del console d'Inghilterra, racconta il suo ultimo
libro, Il naufragio delle civiltà, edito in Italia da La nave di
Teseo e premiato con il Malaparte 2020, il riconoscimento che
festeggia la XXIII edizione e torna a Capri per il nono anno
grazie a Ferrarelle Spa.
"Un'edizione non facile, nel pieno della pandemia", ammette
l'anima del Premio Gabriella Buontempo, in cui la cui giuria
capitanata da Raffaele La Capria ha scelto un autore "simbolo
dell'incontro tra due culture oggi protagoniste nel mondo".
"La pandemia ci renderà migliori? Penso sia una consolazione
di cui l'umanità ha molto bisogno", riflette lui, arrivato a
Capri mano nella mano con la moglie Andrée, autrice di libri di
cucina. "Abbiamo passato il lockdown a Parigi, leggendo,
scrivendo", dice. A livello mondiale e sociale, invece, "è uno
shock che ha fatto letteralmente saltare tutto, ogni sistema.
Quindi, forse, si, è possibile che ci renda migliori". Il 4
ottobre Maalouf terrà un discorso in occasione della Cerimonia
di premiazione alla Certosa di San Giacomo, Intanto, proprio in
questi giorni, in Francia è uscito il suo nuovo romanzo, Nos
freres inattendus (I fratelli inattesi). "È una storia che ho
scritto prima della pandemia - anticipa - ma in fondo non è
tanto lontana dai nostri scenari. Perché c'è un narratore e uno
strano fenomeno, di cui non si capisce la natura, che ha fermato
il mondo".
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