Virginia Raggi potrebbe candidarsi
se, al termine del processo d'appello che avrà inizio il 19
ottobre, fosse condannata per falso ideologico? Il quesito, nei
giorni del percorso di rifondazione del M5S e dell'avanzare
dell'incognita dell'alleanza M5S-Pd a Roma, non è da poco. E,
come ricorda anche il quotidiano Il Foglio questa mattina, il
Codice etico del M5S, alla lettera, non vieta alla Raggi di
candidarsi anche in caso di condanna.
L'articolo 6 del Codice, infatti, prevede che "la condanna,
anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con
dolo", salvo alcuni casi prescritti dallo stesso Codice,
"costituisce condotta grave ed incompatibile con la candidatura
ed il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del
M5S". Ed è in quella citazione del "primo grado", fanno notare
fonti del Movimento, che si potrebbe nascondere il vulnus, fermo
restando che questa parte di regolamento resti immutata dopo gli
Stati Generali. Raggi, infatti, in primo grado è stata assolta.
E, in caso di condanna in appello, potrebbe giustificare la sua
ricandidatura sostenendo di attendere la Cassazione.
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