I 90 anni di Francesco Maselli,
festeggiato con una maratona online sulla piattaforma
anackino.it nel giorno del suo compleanno, sono un viaggio nel
secolo che lo ha visto protagonista. Nato a Roma il 9 dicembre
1930, ad appena 14 anni, in piena occupazione nazista, si
distingueva già alla testa dell'unione degli studenti italiani
per sostenere i movimenti di liberazione.
A guerra finita lascia il liceo classico, dove aveva
incontrato Luciana Castellina, si iscrive al Pci e nel 1949
prende il diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia. Ma
è con Michelangelo Antonioni che conosce davvero il set, aiuto
regista nel documentario "L'amorosa menzogna" del 1948. Lavora
alla sceneggiatura del film d'esordio di Antonioni "Cronaca di
un amore" (1950) e poi a "La signora senza camelie" tre anni
dopo. Il 1953 è per lui un anno di svolta: dirige l'episodio
"Storia di Caterina" per il film "Amori in città" ideato da
Cesare Zavattini e collabora con Luchino Visconti al film
collettivo "Siamo donne" nell'episodio con Anna Magnani. Nel
1955 il primo lungometraggio: è "Gli sbandati", subito invitato
alla Mostra di Venezia.
Gira poi "La donna del giorno", "I delfini", fino a un
capolavoro come "Gli indifferenti" (1964) dal romanzo di Alberto
Moravia. Nel '68 il regista è in prima fila nelle contestazioni
della Mostra di Venezia, anima la storica associazione dei
cineasti (l'Anac di cui è tra i fondatori), si getta a capofitto
nella militanza politica, mette la sua firma sul rivoluzionario
statuto della "nuova" Biennale, fotografa l'immobilismo snob
degli intellettuali con il provocatorio "Lettera aperta a un
giornale della sera" nel 1970. Nel 1975 gira uno dei suoi film
migliori e più complessi: "Il sospetto di Francesco Maselli" con
Gian Maria Volonté militante comunista nell'Italia fascista,
braccato dalla polizia segreta dell'Ovra. Tornerà a stupire 11
anni dopo, nel 1986, con l'intimo e inatteso "Storia d'amore"
che porta la debuttante Valeria Golino alla Coppa Volpi come
miglior attrice alla Mostra del cinema.
Nell'ultimo periodo è tornato ad un cinema più
dichiaratamente ideologico e sociale tra il televisivo "I
compagni", "Civico Zero" e "Ombre rosse".
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