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Citto Maselli, 90 anni da testimone del Novecento

Citto Maselli, 90 anni da testimone del Novecento

Tra set e militanza politica, non ha mai avuto paura del nuovo

ROMA, 07 dicembre 2020, 13:32

Redazione ANSA

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I 90 anni di Francesco Maselli, festeggiato con una maratona online sulla piattaforma anackino.it nel giorno del suo compleanno, sono un viaggio nel secolo che lo ha visto protagonista. Nato a Roma il 9 dicembre 1930, ad appena 14 anni, in piena occupazione nazista, si distingueva già alla testa dell'unione degli studenti italiani per sostenere i movimenti di liberazione.
    A guerra finita lascia il liceo classico, dove aveva incontrato Luciana Castellina, si iscrive al Pci e nel 1949 prende il diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia. Ma è con Michelangelo Antonioni che conosce davvero il set, aiuto regista nel documentario "L'amorosa menzogna" del 1948. Lavora alla sceneggiatura del film d'esordio di Antonioni "Cronaca di un amore" (1950) e poi a "La signora senza camelie" tre anni dopo. Il 1953 è per lui un anno di svolta: dirige l'episodio "Storia di Caterina" per il film "Amori in città" ideato da Cesare Zavattini e collabora con Luchino Visconti al film collettivo "Siamo donne" nell'episodio con Anna Magnani. Nel 1955 il primo lungometraggio: è "Gli sbandati", subito invitato alla Mostra di Venezia.
    Gira poi "La donna del giorno", "I delfini", fino a un capolavoro come "Gli indifferenti" (1964) dal romanzo di Alberto Moravia. Nel '68 il regista è in prima fila nelle contestazioni della Mostra di Venezia, anima la storica associazione dei cineasti (l'Anac di cui è tra i fondatori), si getta a capofitto nella militanza politica, mette la sua firma sul rivoluzionario statuto della "nuova" Biennale, fotografa l'immobilismo snob degli intellettuali con il provocatorio "Lettera aperta a un giornale della sera" nel 1970. Nel 1975 gira uno dei suoi film migliori e più complessi: "Il sospetto di Francesco Maselli" con Gian Maria Volonté militante comunista nell'Italia fascista, braccato dalla polizia segreta dell'Ovra. Tornerà a stupire 11 anni dopo, nel 1986, con l'intimo e inatteso "Storia d'amore" che porta la debuttante Valeria Golino alla Coppa Volpi come miglior attrice alla Mostra del cinema.
    Nell'ultimo periodo è tornato ad un cinema più dichiaratamente ideologico e sociale tra il televisivo "I compagni", "Civico Zero" e "Ombre rosse".
   

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