Il 10 gennaio di 5 anni fa moriva
David Bowie. L'8 aveva compiuto 69 anni, due giorni dopo era
uscito "Black Star", il suo testamento artistico. Per i fan
quella successione è stata uno shock: pochi sapevano che uno dei
geni più rivoluzionari della storia del rock era da qualche
tempo un malato senza speranze, ma in quel triste giorno del
2016 tutti capirono che quell'addio era stato preparato come
l'ultimo atto di un'avventura artistica che ha cambiato il
mondo. E, per certi aspetti, lo shock fu ancora più grande,
quando, ascoltando le note di "Black Star", un album di una
profondità lacerante, ci si trovò di fronte al capolavoro di un
uomo che ha deciso di raccontare la propria fine annullando il
confine tra arte e vita.
David Robert Jones, il nome con cui era iscritto all'anagrafe
di Brixton, nel Sud di Londra, ha dimostrato che una rockstar
può essere molto di più di un rocker e qualcosa di diverso da
una star. Per esempio un alieno caduto sulla Terra chiamato
Ziggy Stardust che fece scoprire al mondo l'idea che un
musicista poteva essere contemporaneamente una figura che
metteva in gioco un'ambiguità sessuale sfrontata e al tempo
stesso mescolata con il Cabaret berlinese, il teatro Kabuki, il
Mimo di Lindsay Kemp.
Assunse l'identità del Thin White Duke, il Duca Bianco
lanciato alla conquista dell'America ma schiavo della cocaina
per poi immergersi nella Berlino della metà degli anni '70 per
produrre la celeberrima Trilogia Berlinese con una delle tante
scioccanti svolte stilistiche.
E' impressionante pensare quante cose sia stato David Bowie,
un crooner dal carisma impareggiabile, un autore geniale,
un'icona di stile, un esploratore di suoni, un attore, un
artista che tutto sommato si è curato poco del mercato ma ha
guadagnato montagne di soldi grazie ai Bowie Bond, un'operazione
finanziaria senza precedenti, un pittore legato
all'Espressionismo tedesco, un attore dal curriculum importante
composto da film come "L'uomo che cadde sulla Terra", "L'ultima
tentazione di Cristo", "Miriam si sveglia a mezzanotte",
"Furyo", "Tutto in una notte", "Labirinth" e che si è concesso
un autoironico cameo in "Zoolander" e un'apparizione in "The
Prestige" di Christopher Nolan.
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