Anche le persone con un reddito
superiore ai 10 mila euro hanno diritto al patrocinio a spese
dello Stato nei casi di violenza sessuale. A stabilirlo è una
sentenza della Corte Costituzionale che ritiene "non fondata la
questione di legittimità costituzionale" dell'articolo 4-ter del
'Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in
materia di spese di giustizia' che prevede proprio l'automatica
ammissione al patrocinio gratuito della persona offesa dai reati
"anche in deroga ai limiti di reddito previsti dal presente
decreto", cioè 10.628,16 euro.
Nella sentenza del 3 dicembre scorso, pubblicata l'11 gennaio
2021, la Consulta spiega che "è evidente che la ratio della
disciplina in esame è rinvenibile in una precisa scelta di
indirizzo politico-criminale che ha l'obiettivo di offrire un
concreto sostegno alla persona offesa, la cui vulnerabilità è
accentuata dalla particolare natura dei reati di cui è vittima,
e a incoraggiarla a denunciare e a partecipare attivamente al
percorso di emersione della verità. Valutazione che appare del
tutto ragionevole e frutto di un non arbitrario esercizio della
propria discrezionalità da parte del legislatore". A queste
argomentazioni, aggiunge la Corte Suprema, "va aggiunta la
considerazione che nel nostro ordinamento sono presenti altre
ipotesi in cui il legislatore ha previsto l'ammissione a tale
beneficio a prescindere dalla situazione di non abbienza".
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