Le pareti affrescate e gli splendidi
pavimenti a mosaico della Casa del Bicentenario, la passeggiata
sull'antica spiaggia dove quarant'anni fa vennero scoperti i
resti di tantissimi fuggiaschi colpiti dal vulcano mentre
aspettavano un soccorso dal mare, il piccolo museo con la
superba collezione degli ori e nuove statue mai esposte prima.
Ercolano, racconta all'ANSA il suo direttore Francesco Sirano, è
pronta a riaprire le porte al pubblico già da lunedì, quando
tutto il parco archeologico che raccoglie le testimonianze della
cittadina campana vicina a Pompei- con la quale ha condiviso la
tragica sorte- sarà aperto e visitabile. Del resto l'attività
qui non si è mai fermata, dice Sirano, "anche a porte chiuse
abbiamo continuato a lavorare e ad organizzare, in modo da
rendere facile lo switch dal digitale alla presenza e
viceversa". Per cui chi varcherà i cancelli del parco lunedì
troverà tutto a posto e il personale presente, dai custodi al
bookshop fino alle guide. "Anche se chi volesse godersi un tour
in solitaria lo può fare contando sull'aiuto dei nostri
contenuti in digitale", assicura appassionato il direttore.
Tutto questo mentre il Parco si prepara ad un 2021 ricco di
progetti, di novità e di possibili scoperte, con l'avvio
finalmente delle mostre che erano previste per il 2020 (la data
non è stata ancora fissata) e la partenza di importanti restauri
per sei nuove domus la cui apertura è prevista entro il 2022.
Non solo, perché a giorni e proprio nei luoghi dell'antica
spiaggia, si darà il via ad una nuova campagna di scavi a
distanza di quarant'anni dai primi ritrovamenti. Un progetto,
chiarisce Sirano, dal quale ci si aspetta grandi sorprese. Gli
archeologi torneranno a scavare per finire il lavoro cominciato
nel 1981 quando seguendo l'intuizione di Giuseppe Maggi, si
intervenne sul lato sud ovest del sito riportando alla luce i
fornici per il ricovero delle imbarcazioni con gli scheletri di
tanti ercolanesi che vi avevano cercato riparo. E persino i
resti di un'imbarcazione incredibilmente conservata, come è
stato per tanti altri oggetti e arredi in legno che qui, a
differenza di Pompei dove la tragedia ha avuto caratteristiche
diverse, si sono mantenuti quasi ovunque.
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