Sono circa un centinaio i
lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura che si
sono radunati davanti alla Triennale di Milano per dare vita
alla prima Cultural Mass, una protesta in bicicletta toccando i
luoghi principali della cultura milanese dove lasciare
simbolicamente uno striscione, dalla Triennale al Teatro
Strehler fino alla Scala e al Teatro degli Arcimboldi.
"Vogliamo richiamare assieme i cittadini - ha raccontato
Francesca Biffi del Coordinamento Spettacolo Lombardia che si è
occupato dell'organizzazione dell'evento -, perché la cultura è
necessaria alla gente e alla città, non solo ai lavoratori". "Il
distanziamento fisico non significa repressione della socialità
e questa ne è la dimostrazione: siamo in tanti e in bicicletta,
siamo aggregazione ma non assembramento" dice un manifestante.
"C'è un immobilismo sociale grave - ha continuato Francesca
Biffi -. Noi chiediamo attenzione. I luoghi della cultura non
possono continuare a rimanere chiusi, bisogna parlare di
ripartenza". Capire quando e come si riaprirà: questo chiedono i
lavoratori del mondo della cultura. Tra musica dal vivo, balli e
applausi un membro del Coordinamento ha ricordato come non vi
siano aiuti adeguati per questo settore. "La Lombardia ha dato
reddito e sostegno solo alle partite Iva, non ai lavoratori
dipendenti, mentre in altre Regioni è stato fatto" ha affermato
una manifestante.
Una protesta che abbraccia virtualmente anche il mondo della
scuola: "Siamo vicini agli studenti che stanno manifestando per
il loro diritto allo studio. Si parla sempre di cultura e ci
sentiamo uniti in una causa comune" ha raccontato uno dei
presenti.
Fuori dalla Triennale un cartello riassume i punti ideologici
della manifestazione: assunzione diretta, reddito di continuità
e sicurezza sul lavoro, per una vera e propria "riforma radicale
dell'intero settore"-
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