Una vita in fuga quella di Cesare Battisti, tanto da intitolarci nel 2006 uno dei suoi libri, "Ma Cavale", la "Mia fuga".
L'ex leader dei Proletari armati per il Comunismo è uno dei superlatitanti degli anni di piombo. Nato a Cisterna di Latina il 18 dicembre del 1954 deve scontare l'ergastolo sulla base di due condanne per gli omicidi del gioielliere Pierluigi Torregiani e del macellaio Lino Sabbadin, avvenuti entrambi il 16 febbraio 1979, a Milano e Mestre, e del maresciallo Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Nei primi anni '70 inizia la carriera criminale: il primo arresto è del '72 per una rapina a Frascati e due anni dopo un altro per una rapina con sequestro di persona a Sabaudia. Nel '76 si trasferisce a Milano.
Viene arrestato di nuovo, ancora una volta per rapina, e detenuto nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac, da quell'incontro la decisione di partecipare alle azioni del gruppo eversivo, che gli costeranno un'altra volta la libertà. Detenuto nel carcere di Frosinone, nel 1981 evade grazie ad un assalto dei terroristi. Qui comincia la sua latitanza: dopo un primo periodo a Parigi, si rifugia in Messico con la compagna Laurence da cui ha avuto due figli, fondando il giornale culturale 'Via Libre'. Nel 1990 torna a Parigi. L'anno successivo parte dall'Italia la prima richiesta di estradizione che viene rigettata. Nel frattempo Battisti intraprende la carriera di scrittore di noir di successo. La seconda richiesta per estradarlo è nel 2004: Battisti viene arrestato a febbraio a Parigi sempre su richiesta delle autorità italiane. Parte una campagna sostenuta dagli intellettuali della gauche per la sua liberazione e il 3 marzo Battisti viene scarcerato.
Poi la Corte d'appello francese dà il via libera all'estradizione. Ma il 21 agosto Battisti non si presenta al commissariato per la firma settimanale. Il telefono di casa squilla a vuoto e la compagna dice di non sapere nulla, il giorno successivo scatta il mandato d'arresto confermato il 30 agosto dalla Corte d'Appello francese. Ad ottobre il primo ministro francese firma il decreto di estradizione in assenza del condannato, latitante. Lui nel frattempo è fuggito in Brasile, qui si sposa ed ha tre figli: il 18 marzo 2007 viene arrestato a Copacabana. Parte la terza richiesta di estradizione. Ma il Brasile gli riconosce lo status di rifugiato politico. E nel novembre 2009 il Supremo Tribunal Federal, pur a favore dell'estradizione, lascia la decisione al presidente Lula, che il 31 dicembre 2010, nell'ultimo giorno del suo mandato, annuncia il suo 'no'. Battisti esce dal carcere. Cinque anni dopo una sentenza decreta la sua espulsione dal Brasile per via di una storia di documenti falsi con cui era entrato nel paese dalla Francia e riprende quota l'ipotesi di un rientro in Italia.
L'espulsione viene annullata, ma il 4 ottobre 2017 Battisti tenta di fuggire in Bolivia e viene nuovamente arrestato. Tre giorni dopo è di nuovo in libertà. In Brasile il clima politico è però cambiato. L'11 ottobre 2017 il presidente Michel Temer revoca l'asilo politico. Jair Bolsonaro, esponente dell'ultradestra, già in campagna elettorale promette di estradare immediatamente Battisti se verrà eletto, cosa che avviene. E il 13 dicembre Luis Fux, magistrato del Supremo Tribunale Federale (Stf), ordina l'arresto dell'ex terrorista per "pericolo di fuga" in vista proprio della possibile estradizione, concessa nei giorni seguenti dal presidente uscente Temer prima dell'insediamento di Bolsonaro il primo gennaio 2019.
Ma lo stesso 13 dicembre Battisti fugge ancora. Il 14 dicembre il presidente del Brasile, Michel Temer firma il decreto di estradizione. L'ipotesi è che si sia rifugiato in Bolivia e dal 19 dicembre partono le trattative per negoziare la possibilità di una resa, ma il latitante dice no. Seguono giorni di silenzio e di indagini serrate, fino all'epilogo: l'arresto per le vie di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia.
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