Cheik Diaw, il 27enne senegalese fermato dalla polizia con l'accusa di aver ucciso Ashley Olsen, resta in carcere. L'uomo, interrogato nel carcere di Sollicciano alla presenza del suo legale Antonio Voce, ha confermato la versione dei fatti data agli investigatori. "Non volevo ucciderla" ha detto al gip Matteo Zanobini cheha convalidato il fermo e disposto un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il senegalese ha ammesso la lite e la violenza sulla ragazza, spiegando di essersi sentito "sfruttato" da lei e trattato "come un cane".
Cheik Diaw, si legge nelle motivazioni del giudice, colpì la giovane donna con "una violenza straordinaria e gratuita", rivelando col suo comportamento "un cinismo e una carica di aggressività straordinari". Del suo comportamento dopo l'omicidio, sostiene il gip, colpisce la mancanza di una presa di coscienza di quanto commesso e "l'assenza di pentimento".
Ieri l'ultimo addio ad Ashley Olsen nella basilica di Santo Spirito, il quartiere dove viveva. In chiesa due corone di fiori bianchi, una del sindaco di Firenze Dario Nardella e l'altra della scuola dove insegna il professor Walter Olsen a Firenze, il Florence institute of design.
"L'arte con la sua capacità catartica - ha detto il vescovo emerito Giovanni Scanavino nella sua omelia - non è bastata ad Ashley in quel groviglio micidiale di alcol e droga. La chiesa e il quartiere - ha continuato - non sono stati capaci di aiutarla ad essere una donna forte contro tutto e contro tutti, la qualità della nostra fede e della nostra umanità è stata insufficiente. Un lungo applauso - da parte degli amici, ma anche di molti cittadini di Firenze - ha salutato la bara all'uscita della basilica.
Walter e Paula Olsen hanno voluto "ringraziare sinceramente le autorità italiane e la squadra investigativa per la rapida cattura del colpevole, ed anche il consolato americano per il costante supporto. Il nostro più profondo affetto va ai molti amici di Ashley e alla comunità di San Frediano che lei ha intensamente amato".
L'uomo fermato per l'omicidio di Ashley Olsen ha ammesso le sue responsabilità e ha anche detto: "E' vero abbiamo litigato, ma non volevo ammazzarla". E quando se ne è andato dalla casa non credeva che Ashley Olsen fosse morta. Si è difeso così, interrogato dagli inquirenti fino alle 4 di notte, il senegalese Cheik Tidiane Diaw, 27 anni, irregolare in Italia e fermato per omicidio con "gravi indizi di colpevolezza". Diaw ha risposto al procuratore Giuseppe Creazzo, ai pm Luca Turco e Giovanni Solinas, e agli investigatori della squadra mobile della questura per alcune ore. "Ha dato la sua versione dei fatti, che è sostanzialmente ammissiva", ha spiegato il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo in una conferenza stampa. "Ora aspettiamo la convalida del fermo". Diaw non ha ucciso in un gioco erotico, ha aggiunto il procuratore, ma in una lite finita male "dopo un rapporto sessuale consenziente". "E' possibile che i due protagonisti non fossero lucidi - ha aggiunto -, aspettiamo gli esami tossicologici su Ashley; abbiamo elementi per pensare che avessero assunto sostanze che non li rendevano lucidi". I due non sembra si conoscessero prima dell'incontro nel locale.
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