Gli occhi del Cristo, che hanno
ritrovato l'infinita solitudine, il manto rosa, che scende tra
le pieghe lasciando scoperta la ferita sul costato. I soldati
addormentati. E sullo sfondo quelle fortezze, venute fuori tra
le colline del paesaggio e l'azzurro del cielo terso. Dopo tre
anni di studi e restauri torna a mostrarsi nella sua lucentezza
la Resurrezione, capolavoro assoluto di Piero della Francesca,
che il Vasari definì "di tutte le sue, la migliore", oggi
simbolo del comune di Sansepolcro (AR) e del suo Museo Civico.
Un lungo intervento- realizzato dall'Opificio delle Pietre Dure
di Firenze e dalla Soprintendenza di Arezzo grazie a un mecenate
che lo ha finanziato con 100 mila euro- che ha rivelato nuovi
tasselli nella sua storia. "Il dipinto venne spostato qui da un
altro luogo- spiega Cecilia Frosinini, Direttrice del Settore
Restauro Dipinti Murali dell'Opificio - E' dunque uno dei più
antichi e monumentali trasporti a massello della storia
dell'arte". Molti, però anche, i misteri irrisolti
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