Una Venere al bagno in mostra a
Firenze divide gli storici dell'arte e il New York Times solleva
il dubbio di un nuovo "caso Salvator Mundi". Secondo uno dei
proprietari della scultura, il gallerista londinese Alexander
Rudigier, la Venere e' un capolavoro di Giambologna e come tale
la statua e' accettata nella mostra "Plasmato dal fuoco. La
scultura in bronzo nella Firenze degli ultimi Medici" aperta
fino al 12 gennaio. Di diverso parere altri studiosi, secondo
cui si tratterebbe di una copia di tardo Seicento di una Venere
di marmo del maestro fiammingo del Cinquecento oggi al Getty.
"Si sta cercando di dare credibilita' all'attribuzione
mettendo la Venere in mostra. Il pezzo e' in vendita e
l'attribuzione fa la differenza. Sono in gioco un sacco di
soldi", ha detto al New York Times Dorothea Diemer, una storica
dell'arte tedesca che guida il partito "anti-Giambologna".
Replicano gli Uffizi secondo cui "si sono schierati, chiaramente
e inequivocabilmente, a favore di Giambologna numerosi e
stimatissimi esperti della materia". La voce in catalogo della
Venere e' firmata dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, uno
dei massimi esperti della scultura bronzea rinascimentale che
definisce la Venere un capolavoro. "Come specialista, Schmidt
ritiene che la Venere al Bagno del Giambologna sia un capolavoro
del Cinquecento e che l'opera meriti l'inserimento nel contesto
della mostra, tra i cui obiettivi c'è di far vedere al grande
pubblico opere che non sono mai state viste prima", afferma il
museo. Nel catalogo Schmidt descrive la "straordinaria
sensualita'" della Venere che attribuisce a Giambologna pur
notando che la paternità dell'opera e' contestata. Il direttore
"non avrebbe dovuto usare la piattaforma del museo per inserirsi
in una disputa sull'attribuzione, specialmente perche' Rudigier
e' suo amico", scrive il Times.
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