Regalo 'dantesco' agli Uffizi:
grazie a Friends of The Uffizi Gallery, il ramo americano degli
Amici degli Uffizi, entra in collezione 'Il Conte Ugolino'
dipinto da Fra' Arsenio Mascagni (al secolo Donato Mascagni,
1570-1637) all'inizio del '600. Spiega il direttore Eike
Schmidt: "Grazie al dono generoso dei nostri amici americani, il
museo si arricchisce di un'opera rara e sofisticata,
testimonianza precoce della fortuna della divina commedia nella
cultura figurativa monumentale".
L'opera è un olio su tela raffigurante 'Il Conte Ugolino'. E'
una pittura di grandi dimensioni e anche per questo di notevole
impatto, verrà presto esposta, in via temporanea, nella sala
della Niobe al secondo piano della Galleria delle Statue e delle
Pitture, dove rimarrà fino alla fine dell'anno. Il dipinto si
lega a uno degli episodi più celebri della Divina Commedia,
descritto nel XXXIII canto dell'Inferno. Ne è protagonista il
conte Ugolino Della Gherardesca, colpevole di tradimento della
patria tanto che Dante lo inserisce nel nono cerchio, il più
profondo e vicino a Lucifero. Nella realtà storica il nobile
pisano venne rinchiuso insieme a due figli e due nipoti nella
Torre Muda a Pisa, e lì condannato a morire di fame.
Il Poeta narra la vicenda concludendola con il celebre verso
"Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno" ricordando come
Ugolino per disperazione si fosse cibato della carne dei
congiunti: una parte della storia efferata e cruenta che
l'artista ha evitato, preferendo il momento non meno drammatico
(ma molto meno truce) delle ultime fasi della loro lenta agonia.
Nel dipinto viene rappresentata la scena che precede il tragico
epilogo, quella corrispondente alla terzina "come un poco di
raggio si fu messo/nel doloroso carcere, e io scorsi/per quattro
visi il mio aspetto stesso". L'attribuzione si deve a Mina
Gregori, pioniera degli studi sul '600 fiorentino. Il valore
dell'opera è dato anche dalla rarità del soggetto. Dal Medioevo
si conosce un numero cospicuo di illustrazioni della Divina
Commedia su carta, mentre fino all'800 le rappresentazioni in
pittura o scultura di episodi danteschi costituiscono una vera
rarità.
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